“Morire, senza aver rinunciato a nulla del proprio mondo morale, ed essere sepolti dall’indifferenza. Morire due volte. Fisicamente e moralmente. Difficile dire quale fine sia peggiore. A Silvio Badalamenti è toccato questo bizzarro destino. È stato ucciso due volte. Prima dalla mafia e poi dalla società civile. Quella società civile che utilizza la definizione “eroe” per tacitare la propria coscienza, per giustificare la propria ignavia. Sbagliato! Fuorviante! Pericoloso! Creare modelli irraggiungibili di onestà produce l’effetto di allontanare la gente da quella che, invece, dovrebbe essere la norma: il rispetto inderogabile dei principi cardine dell’etica e della morale”.
È lo sfogo di Maria Badalamenti, figlia di Silvio, e pronipote del boss di Cinisi, Tano Badalamenti.
Introduce così il suo libro “Sono nata Badalamenti”.
“Dunque Maria Badalamenti è la figlia di un “non eroe”. Di chi ha semplicemente vissuto ed è altrettanto semplicemente morto da esecutore di quei principi, senza tanta pubblicità. Da uomo comune che si comporta da eroe, se vogliamo vederla in modo convenzionale. E di titoli per essere riconosciuto tale ne avrebbe. Iniziando dal cognome toccato in sorte. Un marchio a fuoco che continua a bruciare sulla sua memoria e sulla pelle di chi lo porta addosso ogni giorno. Come Maria, una delle sue due figlie, forse la più ostinata nel chiedere giustizia per i soprusi, il male, la sopraffazione subiti.
Raccontare la sua storia è la sola cosa che le dà conforto e speranza. Lo ha fatto scrivendola su un libro testamento: Sono nata Badalamenti. Nero su bianco rende pubblica la sua vita e quella della sua famiglia, trafitta da una sorte crudele, ma anche la verità sulla tragica fine del padre, figlio di un fratello del boss di Cinisi, Tano Badalamenti. Perché a trentacinque anni dalla morte di Silvio Badalamenti, ci sono ancora troppi dubbi su chi lo uccise veramente”.
A sollevarli è lei, la figlia Maria che vive da esiliata nel luogo in cui è nata e in cui è rimasta con la sua famiglia, nonostante tutto: Cinisi. Qui, dove tutto è iniziato e dove tutto continua a scorrere nell’indifferenza, ha deciso di presentare il suo libro di denuncia, “poiché per lei vivere nell’ambiguità non è vivere. Vivere nella menzogna non è vivere. Per chi ha trascorso la propria esistenza esposto a pubblico ludibrio, solo perché alla ricerca di verità, cosa resta da fare se non ribellarsi e trovare il coraggio di gridare la verità?”
La presentazione del libro denuncia si terrà il 28 settembre 2018, alle ore 18,00 presso la Biblioteca Comunale “F.P. Abate” ex Casa Badalamenti – Corso Umberto I – Cinisi. Presenzieranno la Dott.ssa Berta Ceglie, regista e direttore artistico; avv. Aldo Ruffino, vice sindaco di Cinisi.