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“L’opera dei pupi della famiglia Canino”: un prezioso libro su una nobile arte | VIDEO

domenica 24 Maggio 2020

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Il nostro racconto ha per protagonista una illustre famiglia di Pupari della Sicilia Occidentale, ma per svelarne il cognome facciamo un salto indietro nel tempo, al 1889, quando Giuseppe Pitrè ne elogiava il capostipite, Liberto Canino, nomen omen,  Libertus, da cui liber e, quindi, Libero, definendolo “un innovatore rivoluzionario, un Robespierre, del teatro dei pupi a Palermo”.

Nino Canino

Oggi, vogliamo omaggiare questa dinastia di artisti attraverso un libro, “L’opera dei pupi della famiglia Canino “ di Francesco Viola, che è il risultato di quasi tre anni di studi e ricerche per fare una sorta di genealogia dei suoi principali esponenti. Il mondo delle tradizioni popolari, e in particolar modo quello dell’opera dei pupi, è una felice e appassionante mescolanza di storia vera, aneddoti  tramandati, leggende popolari e un pizzico di mistero che dà sale alle belle storie della nostra Sicilia, di per sé già enigmatica. La prefazione non poteva che essere curata da un giovane puparo, Angelo Sicilia, che ha dato nuova vita a questa nobile arte, raccontando, assieme a quella tradizionale dei paladini di Francia, una nuova e contemporanea epopea, fatta di uomini e donne coraggiose che hanno sfidato la mafia, una cancrena ramificata, sacrificando la vita per dare a noi tutti un futuro di vita e non di morte. Angelo, creatore del Teatro dei Pupi antimafia, innovatore nella tradizione, ci introduce tra le pieghe di questo  prezioso libro, avendo conosciuto personalmente il maestro puparo Nino Canino. Il libro, pubblicato da Patron Editore (Bologna), regala, inoltre, tre poesie scritte da autori locali che, con i loro versi, dipingono la storia ed eternano il ricordo del Cavaliere Nino Canino, padre di Maria Pia e Laura che stanno lavorando, alacremente, per tramandarne la tradizione, aggiornandola e, soprattutto, conducendo il visitatore, innamorato e sedotto dall’Opera dei pupi, in un viaggio nell’anima delle marionette di famiglia, che possiamo definire turismo emozionale ed esperenziale. Vivrete una enstasi che si farà estasi.

A partire dal capostipite, generazioni di pupari della famiglia Canino sono divenute protagoniste di una forma d’arte in cui s’incontrano artigianato plurimo, legno, stoffa, metalli, pittura, cultura orale e tradizione teatrale. Questa importante identità, che porta la firma dei Canino, è incisa nelle armature di pupi come Carinda, Orlando, Rinaldo, Blasco e si esprime nella “cultura della mano” di Luigi e di suo figlio Gaspare ad Alcamo, nella potenza recitativa del maestoso puparo Nino di Termini, del nostro protagonista, il cavaliere Nino Canino, fino ad arrivare alla rivalutazione 2.0 dei pupi di famiglia grazie alle figlie che immaginiamo come vestali di questo patrimonio storico di inestimabile valore, conosciuto in tutto il mondo, tanto che, nel 1974, ne “Il padrino – Parte II”, di Francis Ford Coppola, vi è una scena in cui in cui nella Little Italy del primo Novecento viene rappresentato un teatrino dei pupi siciliani. Un omaggio del regista che, costretto nell’infanzia a casa, per lunghi periodi, a causa della poliomelite, gli fece sviluppare la passione per i teatrini delle marionette, tanto che dall’età di 10 anni girò i suoi primi film amatoriali con la cinepresa da 8mm di suo padre Carmine, compositore e direttore d’orchestra newyorkese, figlio di immigrati lucani.

Nino Canino

Il Museo dei Pupi della Famiglia Canino

Il Museo dei Pupi della Famiglia Canino, che ha come missione la conservazione e la promozione di quest’arte antica, dal 1989 a oggi, ha la sua sede nella Real Cantina Borbonica di Partinico, tutelato dalla Sovraintendenza ai Beni Culturali e Ambientali. Con la scomparsa del cavaliere Nino Canino, l’11 aprile del 2015, all’età di ottantasei anni, la tradizione e la storia di questa famiglia non si è fermata, ma le sue splendide creature, i suoi Pupi, continuano a vivere grazie alla tradizione tramandata da generazione in generazione. D’altronde, per questo uomo straordinario c’era una sorta di identificazione tra puparo e pupo e, di conseguenza, tra spettatore e pupo, considerato non come burattino, ma come creatura palpitante vita, a cui lui infondeva, metaforicamente, quel soffio vitale che lo animava. Nino Canino, partinicese Doc, è stato un grande Maestro di vita e arte, un Creattivo, la cui memoria viene custodita e tramandata magistralmente da Maria Pia e Laura perché il passato sono le radici, il presente è il tronco e il futuro i rami.

Dal 2008 l’UNESCO ha dichiarato il Teatro dell’Opera dei Pupi Capolavoro del Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità. Cose belle di Sicilia.

 

 

 

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