Tra le numerose meraviglie della Sicilia bisogna sicuramente annoverare l’orologio astronomico di Messina, situato sul campanile del Duomo della città. Un capolavoro di livello mondiale, essendo il più grande e complesso orologio astronomico del pianeta.
Fu l’arcivescovo di Messina, Angelo Paino, a volerne la costruzione dopo il disastroso terremoto e il maremoto che colpirono la città sullo stretto nel 1908. Infatti, in tale contesto, l’alto prelato assunse la responsabilità di coordinare le operazioni di ricostruzione. Il pontefice dell’epoca, Pio XI, avrebbe consigliato a Paino di prendere a modello il celebre orologio di Strasburgo, realizzato nel 1354. Non a caso, l’orologio messinese fu completato in tre anni dall’azienda di Theodore Ungerer,proveniente proprio da Strasburgo, mentre, la parte tecnica fu affidata all’ingegnere tedesco Frederic Klinghammer. Fu, invece, Francesco Valenti, soprintendente ai monumenti della Sicilia, a realizzare il progetto della torre campanaria, tentando di replicare lo stile del campanile precedente, di epoca medievale, anche se quest’ultimo con i suoi 90 metri di altezza, superava di 30 metri la torre realizzata da Valenti, alta 60 metri.
Naturalmente, la particolarità della torre campanaria è dovuta all’orologio astronomico che scandisce il fluire delle ore, dei giorni e del tempo liturgico. Questo gioiello dell’orologeria fu inaugurato, alla presenza di circa 70.000 persone, il 13 agosto 1933. L’orologio è composto da diverse parti distribuite in differenti piani della torre campanaria. Allo scoccare del mezzogiorno dei raffinati e complicati congegni meccanici mettono in movimento delle scene. La prima è caratterizzata dal movimento di un leone incoronato, simbolo della città, che muove la testa e la coda, sventola la bandiera messinese e ruggisce per tre volte. Il leone rappresenta il popolo di Messina vittorioso nella guerra del Vespro. A seguire vi è il gallo che batte le ali e canta, simbolo del risveglio e quindi della rinascita cittadina. Dopo è il momento della chiesa di Montalto, ne viene riprodotta la costruzione, risalente al 1294.
Secondo la leggenda, una colomba, volando, indicò ai messinesi il luogo dove edificare la chiesa, infatti i congegni dell’orologio fanno librare in aria la statua di una colomba.Nel frattempo, dal terreno emerge un modellino della chiesa, il tutto sotto l’atmosfera inebriante e coinvolgente dell’Ave Maria di Schubert.
Dopo le scene che rappresentano alcune fasi rilevanti della storia cittadina, iniziano le scene religiose. Quest’ultime mutano in base al periodo dell’anno, quindi in relazione al calendario liturgico: per cui, da Natale all’Epifania, va in scena l’adorazione dei pastori in contemplazione di Cristo appena nato, dall’Epifania a Pasqua, vi è l’adorazione dei Magi, da Pasqua alla Pentecoste, la resurrezione con due guardie romane dinanzi al sepolcro che incredule scrutano Gesù risorto, infine, dalla Pentecoste a Natale, la discesa dello Spirito Santo che visita Maria egli apostoli.
La Madonna della Lettera, patrona di Messina, è l’ultima scena di mezzogiorno. Un angelo consegna alla Vergine la Sacra Lettera, attraverso la quale la Madonna garantisce la propria protezione alla città elargendo a quest’ultima la propria benedizione. Alcuni ambasciatori si recano dinanzi a Maria e s’inchinano.Dopo, uno di essi riprende in custodia la lettera. La scena termina con il saluto della Vergine alla città.
Inoltre, ricordiamo che ogni quarto d’ora viene scandito dalle statue di Dina e Clarenza, mitologiche figure femminili che, durante la guerra dei Vespri, grazie alle loro gesta riuscirono a salvare Messina dal tentativo d’invasione angioina. L’orologio è anche dotato di due parate o caroselli: quello dei giorni e quello delle età, uno sopra l’altro. In basso, si trova il carosello dei giorni, ognuno dei quali, dal lunedì alla domenica, è rappresentato da figure della mitologia greca con significato allegorico. In alto, il carosello dell’età costituito da statue che rappresentano le quattro fasi della vita: infanzia, giovinezza, maturità e vecchiaia, con al centro la figura della morte, dotata di una falce, pronta a colpire.
Certamente, la parte più complessa dell’orologio è quella astronomica di cui fa parte il calendario perpetuo, il quale, con i suoi tre metri e mezzo di diametro, indica giorni, mesi, anni e feste mobili ed è in grado di scandire il tempo sia per gli anni normali che per quelli bisestili.Il giorno corrente è indicato dalla statua di un angelo. Il planetario, invece, riproduce il sistema solare, dove i pianeti sono collocati in proporzione corretta intorno al Sole ruotando tutti in sincronia con i tempi di rivoluzione reali. A chiudere il quadro, non poteva mancare la luna che scandisce le fasi lunari.
L’orologio astronomico di Messina è espressione tra le più alte e complesse della meccanica ma è anche manifestazione raffinata di sofisticate conoscenze astronomiche e fisiche, oltre ad essere estrinsecazione elevata dell’artigianato e dell’arte. L’unicità dell’opera è determinata pure dalla sua ampia articolazione, essendo costituita da ben 54 statue, mosse con precisione dagli ingranaggi sapientemente realizzati dalle maestranze, statue che evocano scene storiche cittadine o scene bibliche, spesso con significati simbolici e allegorici. Il tutto è perfettamente sincronizzato con il procedere del tempo e degli astri per un risultato stupefacente che non può non affascinare lo spettatore proiettato a contemplare una vera e propria meraviglia.