L’associazione ambientalista Enpa critica in un comunicato l’apertura alla possibilità di abbattere i lupi fatta dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani.
“Rispondendo a una interrogazione parlamentare sui danni agli allevamenti da parte dei lupi – scrive l‘Enpa -, il ministro Cingolani, ha affermato che ‘potranno essere valutate azioni e interventi differenziati su base regionale e subregionale, e ciò potrà prevedere anche deroghe per la cattura e abbattimento delle specie protette’“.
L’Ente Nazionale Protezione Animali invita invece il ministro ad intervenire con decisione nell’applicazione di ogni strumento di prevenzione, con puntuali e precise verifiche sul loro utilizzo, come il mondo scientifico chiede da tempo. Le ipotesi di uccisione dei lupi hanno già mosso la protesta di milioni di persone e non solo attraverso i social ma anche con sit-in e manifestazioni.
Per l’Enpa “il Piano Lupo redatto in precedenza e arenatosi a causa della contrarietà delle regioni, conteneva un’ottima strategia di prevenzione da attuarsi con 22 azioni concrete che avrebbero eliminato ogni conflitto sociale, tutelando questa specie così preziosa e rara. Ma non contemplava l’ipotesi degli spari, fortemente sostenuta da cacciatori e allevatori estremisti e non virtuosi”.
“Anziché preoccuparsi di accontentare alcune regioni – conclude l’Enpa -, il Ministero si occupi dei lupi come specie sempre più minacciata dal bracconaggio, dall’antropizzazione, dal fenomeno del randagismo e dei cani vaganti di proprietà non sterilizzati – a cui è legato il rischio di “ibridazione” della specie -, dal disturbo venatorio che scippa loro territori, dalla cementificazione. Ribadiamo che le uccisioni – come dimostrano eminenti studi scientifici tra cui quello dell’EURAC – a causa della disgregazione dei branchi, aumentano gli episodi di predazione del bestiame e l’avvicinamento dei lupi a territori antropizzati, anche attratti dai rifiuti”.
Lav. “Tutti i precedenti inquilini del Ministero dell’Ambiente hanno sempre intuito che uccidere i lupi non ha alcun senso dal punto di vista della prevenzione dei danni, chiediamo quindi al Ministro Cingolani di cancellare ogni ipotesi di aprire una nuova ‘caccia ai lupi'”. Lo dichiara in un comunicato Massimo Vitturi, responsabile LAV, Area Animali Selvatici.
“Il Ministro della Transizione Ecologica Cingolani, rispondendo alla Camera a una interrogazione sul nuovo “Piano di conservazione del lupo”, fermato da associazioni e Regioni poiché prevedeva la ripresa dopo oltre 50 anni delle uccisioni legali dei lupi, ipotizza incredibilmente l’apertura di una stagione di deroghe alla protezione della specie: potrebbero quindi a breve essere permesse catture e uccisioni di lupi”. Il Ministro, definendo “interessante” il piano di gestione dei lupi della Provincia di Trento, ha detto che “potranno essere valutate azioni e interventi differenziati su base regionale e subregionale, e ciò potrà prevedere anche deroghe per la cattura e abbattimento delle specie protette”.
“Non è tollerabile – scrive la Lav – che la Provincia di Trento, che ha ampiamente dimostrato la sua totale inadeguatezza nel favorire la convivenza con gli orsi, venga ora presa ad esempio per gestire quella con i lupi. Numerosi progetti europei sono stati finanziati nel nostro Paese proprio per individuare i migliori sistemi di prevenzione per favorire la convivenza fra i lupi e le attività umane che si svolgono sui loro territori. Il Ministro non può gettare nel cestino questo patrimonio costruito nel corso degli anni e che ha dimostrato tutta la necessaria efficacia nel ridurre i danni da predazione”.
Oipa. “Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, invece di prefigurare deroghe per la cattura e l’abbattimento delle specie protette, come il lupo, dovrebbe pensare e agire per la tutela della biodiversità” osserva il presidente dell’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), Massimo Comparotto. “Comprendiamo che, come al solito, agricoltori e allevatori lamentino danni causati dalla fauna selvatica e che Cingolani debba rispondere alle richieste di chi li rappresenta – prosegue Comparotto – ma non comprendiamo come mai il ministro parli di possibili abbattimenti invece di promuovere e sostenere azioni di prevenzione. Le misure di prevenzione e la custodia responsabile degli animali d’allevamento servono proprio a evitare qualsiasi tipo di predazione, ma purtroppo tali metodiche non sono applicate da chi poi chiede i risarcimenti pubblici”.
L’Oipa ricorda che è stato dimostrato dalla ricerca scientifica come gli abbattimenti selettivi e, più in generale, la caccia rafforzino le specie invece di contenerle e auspica che il ministro Cingolani protegga le specie animali anche in una visione “green” del nostro territorio. “All’estero molti turisti sono attratti proprio dalla ricchezza di una biodiversità tutelata e valorizzata. Auspichiamo che l’Italia non venga vista invece come la terra dove si uccidono anche le specie protette”, conclude Comparotto.
Europa Verde. “L’apertura del Ministro Cingolani a possibili abbattimenti di lupi è inammissibile e ingiustificabile”. Lo affermano in una nota i co-portavoce di Europa Verde, Eleonora Evi ed Angelo Bonelli. “Questa ennesima boutade di Cingolani, – aggiungono gli ecologisti, – lascia senza parole e conferma ancora una volta la totale mancanza di visione di un Ministro che si trova a svolgere un ruolo fondamentale in un momento storico delicatissimo, non avendone le competenze. Il lupo è una specie che solo grazie all’applicazione di rigide norme di tutela si è salvata, ad oggi, dal concreto rischio di estinzione, ma che rimane tuttora a rischio”.
“Inconcepibile che Cingolani, invece di focalizzare l’attenzione su misure di prevenzione, parli di abbattimenti, vanificando 50 anni di azioni di tutela di una specie che svolge una funzione ecologica fondamentale e la cui protezione rappresenta un’importante tutela degli habitat in cui è presente. Queste esternazioni, inoltre, diffondono un panico ingiustificato tra la popolazione, sdoganando l’idea che l’abbattimento di una specie protetta sia legittimo. L’inadeguatezza di Cingolani, che ieri a Bruxelles ha aperto al nucleare nella tassonomia Ue, trova ogni giorno ulteriori e sconfortanti testimonianze, pertanto le sue dimissioni sono una necessità che ribadiamo con forza“, concludono Evi e Bonelli.
Cingolani.
Sulla questione della gestione dei lupi, il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, auspica che “possa essere raggiunto un accordo fra tutte le Regioni tale da contemperare sia la necessità di conservare la specie, sia la possibilità di prevedere deroghe al divieto di rimozione nei limiti consentiti dalla normativa vigente“. Lo ha detto mercoledì 1/o dicembre il ministro al question time della Camera, rispondendo a una interrogazione sui danni agli allevamenti da parte dei lupi.
Cingolani ha spiegato che “il Ministero ha promosso il ‘Piano nazionale di conservazione e gestione del lupo in Italia’, basato sulle migliori conoscenze scientifiche, in quanto redatto da oltre settanta esperti e condiviso con Ispra”. Nel marzo del 2019 la Conferenza Stato-Regioni non era riuscita ad approvare il testo, spaccata fra le Regioni che volevano la possibilità di abbattere esemplari pericolosi e quelle contrarie ad ogni forma di abbattimento. Il testo era stato trasmesso alla Presidenza del Consiglio, e lì si era arenato.
Il ministro ha spiegato che “durante la stagione 2020-2021 Ispra ha coordinato una raccolta di dati sul campo e presso le amministrazioni che permetterà di ottenere un quadro aggiornato nei primi mesi del 2022, anche relativamente ai danni causati dal predatore. Tale indagine permetterà di analizzare il fenomeno su scala nazionale e sarà di supporto nell’individuare le aree più critiche in termini di problematiche sollevate dal lupo, nonché la disponibilità a valutare con le Regioni il sostegno a specifiche iniziative di conservazione e gestione della specie“.
Per Cingolani “potranno essere valutate azioni e interventi differenziati su base regionale e subregionale, e ciò potrà prevedere anche deroghe per la cattura e abbattimento delle specie protette“. Il ministro ha citato come un modello interessante da prendere in considerazione il Piano per la gestione del lupo della Provincia di Trento.