Oggi è partita ufficialmente la campagna del sindaco Orlando. Da una Londra piovosa, abbiamo seguito la diretta su Facebook. “Il sindaco lo sa fare?”. Questo il nuovo slogan del professore. Ma invece di andare a porre questa domanda in giro per i quartieri di Palermo, ha ben pensato di riunire i suoi sostenitori al teatro Golden. Tra cui anche dei giornalisti che attraverso i propri articoli o i proprio social network, per questa campagna elettorale, hanno direttamente svelato la propria simpatia per “u prufissuri“.
Proprio ieri Vincenzo, un general manager palermitano, che vive a Londra da 12 anni, mi poneva questa domanda : “Con tutti i problemi e i guai che ci sono a Palermo, come è possibile che da quando Orlando è in carica, non si legge più nessuno scandalo a Palazzo delle Aquile? Come mai nessuno si autodenuncia per qualche cosa di losco? Qui a Londra la cronaca ci insegna che può avvenire”. La mia risposta è stata secca e democristiana: “Magari non ci sta nulla da scrivere per questa legislatura. Il sindaco lo sa fare. E’ simpatico”.
Ma torniamo a parlare del teatro Golden e dell’apertura ufficiale della campagna del primo cittadino. Come un domatore di leoni al suo arrivo al cinema Golden, l’enorme folla in festa. Applausi, grossi sorrisi, strette di mano e via con le danze: un monologo di circa un’ora. Come Leon, il cecchino protagonista di un film di Luc Besson, ha sparato con precisione slide, cifre, grafici, fotografie, che osannavano il suo operato e quello della sua squadra. Insomma; piazze rifatte, bilanci risanati nelle aziende partecipate, centro storico che luccica, ztl che “hanno salvato vite umane”, è tutto questo “senza partiti, senza lacci e lacciuoli” Raccontava il sindaco.
“Perché il mio partito era ed è Palermo”. Continua “Se qualcuno pensa che sia altro non si avvicini. Sono qui per dire grazie; ci aspettano cinque anni di esami, cinque anni di primarie per far emergere nuovi protagonisti. Questo è il mio obiettivo: che il prossimo sindaco di Palermo non sia costretto a essere uno stronzo come Orlando che litiga con tutti per essere libero ma che sia l’espressione di una città ormai cambiata che può voltare pagina. Proseguiamo quindi fino al 2022 dove dopo aver asciugato tante lacrime potremo avere una nuova Palermo”.
Ma perchè Orlando deve aspettare altri cinque anni per far emergere un nuovo protagonista? Cosa spinge un anziano politico, nato il primo agosto del 1947 a continuare a correre per l’ennesima volta come sindaco di Palermo? L’amore per la sua città? Of course! Esclamerebbero qui nel Regno Unito.