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Mafia: a Catania sequestro beni per 1 milione a Mario Strano | VIDEO

venerdì 26 Febbraio 2021

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Nell’ambito di specifica attività volta al contrasto della criminalità organizzata, la Polizia di Stato nella giornata di ieri ha dato esecuzione ad un sequestro di prevenzione emesso – su proposta congiunta del Procuratore della Repubblica e del Questore di Catania – dal Tribunale di Catania, Sezione Misure di Prevenzione, a carico di Mario Strano, di anni 55, pluripregiudicato in atto detenuto, più volte sottoposto a misure di prevenzione personali e patrimoniali, appartenente alla cosca mafiosa “Cappello-Carateddi”.

I BENI SEQUESTRATI

Il sequestro ha riguardato un immobile sito nel centro storico di Catania, un autoveicolo, la società SC Logistica s.r.l. operante nel settore dei trasporti e l’intero patrimonio aziendale costituito, tra l’altro, da 17 automezzi (semirimorchi e motrici).

La misura, disciplinata dal Codice Antimafia del 2011, è misura ablatoria che prescinde da una preventiva condanna per un reato, che attinge un soggetto ritenuto “socialmente pericoloso” e quei beni, di cui lo stesso ha avuto la disponibilità, diretta o indiretta, acquisiti nel periodo in cui si è manifestata la pericolosità, in valore sproporzionato al reddito dichiarato o all’attività economica svolta, che sono frutto di attività illecita e ne costituiscano il reimpiego, cioè il reinvestimento in altre utilità viziate dall’origine, marchiate di illiceità e in quanto tali destinate ad essere sottratte al circuito economico legale.

I REATI DI STRANO

La pericolosità sociale del proposto è stata ricavata dai suoi innumerevoli precedenti di polizia, per rapine, ricettazione, porto illegale d’armi, condanne per mafia (dapprima facente parte del clan Santapaola, successivamente transitato al Clan Cappello-Bonaccorsi), nonché dall’analisi delle intercettazioni telefoniche tratte dalle numerose O.C.C.C. che lo hanno riguardato e dalle sue innumerevoli frequentazioni con altri pregiudicati.

Da ultimo, sono stati ricavati elementi utili dalla O.C.C.C. relativa all’operazione antimafia “Camaleonte” del 23 giugno 2020, che ha comportato l’arresto di Strano, unitamente ad altri numerosi esponenti del clan “Cappello-Bonaccorsi”, per i reati di associazione mafiosa e spaccio di sostanze stupefacenti.

LE INDAGINI

L’analisi economico-finanziaria svolta dai “patrimonialisti” della Divisione Anticrimine e della Squadra Mobile della Questura ha consentito di accertare che i beni oggetto del sequestro, benché formalmente e fittiziamente intestati a terzi, erano riconducibili a Strano, nonostante lo stesso non disponesse delle risorse economiche per giustificarne l’acquisizione .

Infatti, l’analisi dei flussi finanziari entrate-uscite sviluppata anno per anno nel periodo preso in considerazione (2017-2019), ha evidenziato una forte sperequazione tra i redditi del proposto e del suo nucleo familiare, e quanto fittiziamente intestato a terzi, ma nella disponibilità di Strano.

Dagli atti d’indagine è emerso che l’uomo, dopo il sequestro della società Catasped, avvenuto nel 2017, per non perdere importanti clienti di rinomate ditte del Nord, aveva “suggerito di creare una azienda nuova”, intestandola al figlio di un “collaboratore efficiente” della predetta società, creando di fatto la società oggetto dell’odierno sequestro.

Il Tribunale ha ritenuto che la Società SC Logistica srl (2018) non fosse mai stata nella reale ed effettiva disponibilità dei due intestatari fittizi, uno dei quali, nel corso di una conversazione telefonica intercettata dagli investigatori, veniva etichettata infatti quale “segretaria”, segno inequivocabile che la stessa, all’interno dell’azienda, rivestiva un ruolo ben diverso da quello della titolare.

In altra circostanza la stessa manifestava l’intenzione di volersi “dimettere dall’impiego” presso la società, come conseguenza di un rimprovero ricevuto da Mario Strano, a seguito del quale la donna, sentendosi “offesa”, affermava che “non valeva la pena correre quei rischi per 900 euro”.

Questi ed altri elementi hanno convinto il Tribunale che la SC Logistica fosse riconducibile sin dalla sua costituzione a Strano, che la gestiva personalmente, impartendo direttive anche sull’assunzione di operai fino a pochi giorni prima del suo arresto, avvenuto nel giugno 2020, o attraverso diretti familiari.

L’analisi finanziaria sulla famiglia Strano ha portato a ritenere che anche l’immobile sito nel centro storico di Catania e l’autovettura, entrambi intestati a familiari, fossero stati acquistati, negli anni esaminati dagli “analisti”, con la provvista frutto di attività illecita.

Il valore complessivo dei beni sottoposti a sequestro, ammonta ad un milione di euro.

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