La Corte d’appello di Palermo, sezione seconda, ha accolto il ricorso della famiglia Graviano contro la sentenza di proscioglimento per prescrizione del pentito Gaetano Grado, accusato dell’omicidio del loro congiunto Michele Graviano.
Il boss di Brancaccio Giuseppe Graviano, condannato per le stragi del ’92-’93 e per l’omicidio di padre Pino Puglisi, si è rivolto allo Stato nei mesi scorsi e ha presentato ricorso in appello come parte civile, assieme ad alcuni parenti: il fratello Benedetto, il figlio Michele e la madre, vedova del boss ucciso, Vincenza Quartaro.
Sarà Grado a dovere sborsare per tutti le provvisionali, immediatamente esecutive, comprese fra 5 e 35 mila euro. Il danno definitivo sarà quantificato in un altro giudizio. Il processo contro Grado è valevole solo ai fini civili. Il delitto avvenne il 7 gennaio del 1982, a Palermo.
I fratelli Graviano sono quattro, ma Filippo, anche lui ergastolano, non ha condiviso la scelta dei familiari e si è dissociato. Nel ricorso contro Grado l’avvocato Federico Vianelli “ha sottolineato la imprescrittibilità del reato di omicidio (5 le vittime di Grado, in questo processo) e contestato la concessione dell’attenuante speciale per i collaboratori di giustizia, che aveva consentito all’imputato di ottenere l’estinzione del reato per prescrizione“.