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L'operazione

Mafia, blitz polizia e Fbi tra New York e Palermo: 17 arresti CLICCA PER IL VIDEO

mercoledì 8 Novembre 2023

Blitz della Polizia e del Fbi contro le famiglie mafiose che operano tra Italia e Stati Uniti. Sono in corso una serie di fermi tra Palermo e New York nei confronti di 17 persone ritenute appartenenti o legate ad una storica famiglia palermitana.

I reati per cui si procede sono, a vario titolo, associazione mafiosa, estorsione, turbativa d’asta e incendi aggravati dal metodo mafioso. Nell’operazione, coordinata dalla procura di Palermo, sono impegnati uomini del Servizio centrale operativo di Roma e di Palermo, della squadra mobile, oltre ad agenti del Fbi.

La famiglia mafiosa newyorkese dei Gambino, protagonista dell’inchiesta Pizza Connection condotta da Giovanni Falcone negli anni ’80, torna al centro di una indagine congiunta dello Sco e dell’Fbi che oggi ha portato a 17 fermi tra la Sicilia e gli Usa. I “cugini “americani continuano a fare affari con gli affiliati siciliani, in particolare con vecchi boss dei clan palermitani di Torretta, Partinico, Borgetto. I reati contestati ai fermati sono associazione mafiosa, estorsione, incendio doloso, turbativa d’asta, cospirazione. Dall’indagine, coordinata dalla Dda di Palermo e condotta in stretta collaborazione tra le forze di polizia americane e italiane, è emerso lo stretto rapporto che continua a legare le due organizzazioni criminali.

Dai “cugini” siciliani hanno imparato il metodo: chiedere somme ragionevoli per non inimicarsi le vittime. Una strategia che il racket del pizzo mafioso in Italia attua da tempo e che ora, su consiglio di un vecchio capomafia di Partinico, adottano anche oltreoceano. E’ uno dei particolari emersi nell’inchiesta congiunta, condotta dallo Sco e dall’Fbi, che oggi ha portato a fermidi affiliati mafiosi tra Italia e Usa. Sempre seguendo i suggerimenti del boss storico, gli americani avrebbero deciso di abbandonare le azioni violente nei confronti delle vittime optando per una linea più soft. L’inchiesta ha anche accertato che, in vecchie estorsioni commesse a danno di ristoratori di origini siciliane da anni a New York, Cosa nostra siciliana avrebbe aiutato i clan americani a incassare facendo pressioni sui familiari delle vittime che vivono ancora in Sicilia. Decine, infine, i taglieggiamenti a imprese edili della Grande Mela commessi dai Gambino e scoperti Dall’Fbi.

Non sono più i tempi d’oro della Pizza Connection ma il traffico di droga, che negli anni ’70 e ’80 ha reso ricche le famiglie mafiose americane e siciliane, continua a legare le cosche dei due continenti. Lo ha acertato l’inchiesta dello Sco e dell’Fbi, coordinata dalla Dda di Palermo, che oggi ha portato al fermo di 17 persone tra la Sicilia e gli Stati Uniti. L’inchiesta Pizza Connection accertò l’esistenza di un traffico di stupefacenti tra l’Italia e gli Stati Uniti d’America gestito per Cosa nostra dai boss Leonardo Greco e Gaetano Badalamenti. I clan siciliani, insieme a trafficanti turchi che procuravano e raffinavano lo stupefacente, gestivano anche il riciclaggio dei proventi illeciti tramite colletti bianchi in Svizzera che facevano capo alle famiglie Cuntrera e Caruana.

L’operazione condotta dallo Sco della Polizia di Stato e dall’Fbi contro la criminalità organizzata di Palermo e New York rappresenta l’ennesima dimostrazione di quanto sia pericolosa e ramificata la rete di legami dei clan siciliani con le famiglie mafiose americane. La collaborazione tra gli inquirenti italiani e quelli americani ha portato alla luce una serie di collegamenti che vedono al centro dell’azione mafiosa lo spaccio di stupefacenti e le estorsioni, un quadro complesso e preoccupante che, come dimostrano queste arresti, non conosce confini. Sono da sempre convinta che un fenomeno globale come la mafia abbia bisogno di una risposta globale e le brillanti indagini di oggi, condotte in piena sinergia dallo Sco e dall’Fbi, ne sono la conferma“. Lo afferma la presidente commissione Antimafia, Chiara Colosimo.

I fermati nell’operazione tra l’America e Palermo sono Giacomo Palazzolo, 76 anni di Balestrate, Giovan Battista Badalamenti, 69 anni, di Torretta, Salvatore Prestigiacomo, 54 anni e Salvatore Prestigiacomo 50 anni, Isacco Urso, 40 anni di Verbania, e Maria Caruso di 39 anni di Palermo.

“Sono consolidati e riattualizzati i rapporti di collaborazione tra Cosa nostra palermitana e quella americana”. Lo ha detto il questore di Palermo Maurizio Calvino a margine della conferenza stampa sull’indagine della Dda di Palermo sui rapporti tra Cosa nostra palermitana e quella americane e che ha portato all’esecuzione di 17 misure cautelari tra il capoluogo siciliano e New York.

“Il cuore di questa indagine – aggiunge – è la conferma del peso di parti importanti della mafia palermitana e del ruolo che ancora possono avere su situazioni di malaffare che riguardano compagini malavitose d’oltreoceano”. “Fra i reati contestati quello di estorsione – ha aggiunto Calvino – rimane la forma capillare di controllo del territorio da parte di cosa nostra e viene attuata oltreoceano con le stesse modalità e finalità con cui è attuata nel nostro territorio. Un metodo estorsivo che impone una diffusione più capillare, un’adesione meno traumatica ma più sostanziale e quindi più diffusa”.

“Cosa nostra della provincia di Palermo interagisce con quella newyorkese e questa collaborazione si sostanzia in atti criminali che attengono a profili organizzativi, estorsivi e di controllo del territorio: Si tratta di un asse che si è andato adeguando al passare del tempo”. Lo ha detto Vincenzo Nicolì, capo dello Sco della polizia di Stato, durante la conferenza stampa. Secondo il capo dello Sco “Cosa nostra palermitana è ancora in grado di fornire dettami organizzativi alla sua propaggine americana su come condurre le attività, in particolare quelle estorsive: limitare i guadagni pur di fare estorsione, anche abbassare le pretese pur di estorcere e controllare il territorio”.

Non sono stati resi noti, nel corso della conferenza stampa svoltasi questa mattina in Questura a Palermo, i nomi delle 10 persone arrestate a New York. Gli unici dettagli su cui è stato possibile ottenere conferme – alla conferenza stampa oltre al questore Maurizio Vito Calvino, al capo dello Sco Vincenzo Nicolì, al capo della Mobile Marco Basile e a Valentina Crispi, capo del Sisco era presente pure Thomas Donnelly, Attachè dell’FBI presso l’ambasciata Usa a Roma – che i provvedimenti riguardano 10 persone, tutte ritenute appartenenti alla Cosa nostra americana, in particolare alla famiglia mafiosa dei Gambino di New York. I fatti contestati – è stato detto – riguardano in particolare episodi estorsivi e modalità di controllo del territorio e non ci sarebbero episodi violenti o omicidi. “Apprezzo molto le vostre domande e vi ringrazio –le uniche dichiarazioni di Donnelly a margine della conferenza stampa – ma non posso rilasciare alcun tipo di dichiarazione in merito”:

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