La Polizia di Stato di Catania sta eseguendo un’ordinanza cautelare nei confronti di 33 persone ritenute responsabili di associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio di droga, estorsione, rapina, furto, reati in materia di armi.
La indagini dei poliziotti della Squadra Mobile e del Commissariato di Adrano avrebbero consentito di delineare l’organigramma, decapitare i vertici e disarticolare la cosca Santangelo di Adrano, alleata della famiglia catanese Santapaola – Ercolano, ricostruendo come le cosche Santangelo e Scalisi, dopo anni di aperta contrapposizione, avrebbero raggiunto un accordo per la gestione di affari illeciti nel comprensorio adranita e per la spartizione dei proventi delle estorsioni.
Agli affiliati del clan Santangelo sono contestati episodi estorsivi, un vasto traffico di stupefacenti, una rapina in abitazione e il furto di uno sportello bancomat di un istituto di credito con l’utilizzo di escavatore.
C’è anche un poliziotto ‘infedele’ tra le 33 persone raggiunte dal provvedimento di arresto eseguito dagli agenti della Squadra Mobile di Catania e dai colleghi del Commissariato di Adrano nell’ambito dell’inchiesta antimafia denominata “Adranos”.
In carcere, per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, finisce Francesco Palano, 45 anni, assistente capo della Polizia di Stato in servizio al Commissariato di Adrano. Il poliziotto era già stato fermato il 26 aprile 2016 per trasporto e detenzione di droga: al Casello di San Gregorio era stato trovato con 9,2 grammi di cocaina. Era già stato sospeso dal servizio. Secondo gli investigatori, Palano trafficava droga per conto del boss Alfio Santangelo: sarebbe stato il poliziotto ad avere rapporti diretti con Salvatore Crimi, uomo di fiducia del capo clan.