“Io non vi dico per quale partito dovete votare, ma basta che sia un partito democratico e contemporaneamente cristiano”.
Che bei tempi, quando i “parrini” tuonavano dal loro pulpito arringando la folla di vecchiette vestite a nero tra i banchi della chiesa, “tra un padre nostro e una estrema unzione” e tutti sapevamo che se si votava lo scudo crociato avevamo la protezione e la benevolenza della chiesa e soprattutto un occhio di riguardo da parte di Dio.
E come erano belle le domeniche in chiesa con il pio ”On. Burbazza” in prima fila con tutta la famiglia a farsi la comunione ed a pregare in ginocchio di fronte l’altare e noi sapevamo che quelli erano governanti benedetti dal Signore a differenza di quegli altri mangia preti e soprattutto mangia bambini senza alcun rispetto per la chiesa e che vivevano in modo promiscuo, senza essere sposati e facendo sesso tra uomo e donne e avendo bambini fuori dal vincolo del matrimonio, famiglie allargate, sesso libero e fumavano roba che ti faceva scoppiare il cervello e portavano le minigonne neanche fossero nude con tutte cosce di fuori.
Da come vestivi si capiva già se eri un senza Dio o un pio uomo di chiesa e dovevi stare attento al liceo a dire che andavi la domenica in chiesa perché come minimo venivi ghettizzato nella peggiore dell’ipotesi venivi bastonato, come secchione antesignano nerds che vestivi senza giaccone usurato di renna due taglie pi grandi, ma con un maglione a rombi o fantasie anonime comprato da “Miraglia” e con le calze spattate dai pantaloni.
Era facile in ogni modo etichettarti. C’era lui e c’erano loro e poi c’era la chiesa una santa cattolica ed apostolica.
Oggi che il Papa va da Fabio Fazio nel salotto degli intellettuali e tutta la sinistra applaude alle parole del Santo Padre cresciuto tra i gesuiti ed in un paese governato dalla dittatura militare argentina, oggi che da catto-comunisti sono diventati tutti uguali e chi non andava in chiesa all’epoca rifiutando i sacramenti oggi è un bacia pile come tanti altri, oggi si fa presto a dire amore libero, sì ma con chi? Non basta!
Con una donna sarebbe la risposta reazionaria più banale, oggi che bisogna distinguere tra “genitore uno” e “genitore due”, oggi che non bastano più 3 servizi igienici diversi per genere e per handicap, oggi che gli uomini vanno a trans per provare qualcosa di diverso e le donne a sessanta anni sono ancora in tiro ma di uomini neanche l’ombra.
Oggi che se ti alzi la notte ogni cinque minuti perché la tua prostata si è rotta “gli zebedei” per la tanta usura e ti devi pure ammucciare da tua moglie usando scuse come “ho sentito rumore in garage”, tu che abiti all’undicesimo piano e non hai mai avuto neanche una cantinetta.
Oggi in un mondo moderno nel quale non se ne è capito più nulla, ti ritroverai davanti a tre competizioni elettorali di candidati tutti uguali, con partiti e movimenti tutti l’uno pari all’altro che dovranno fare i salti mortali per differenziarsi nella loro proposta e dirti, io sono meglio dei quell’altro, finirai per votare il “candidato 1” piuttosto che il “candidato 2” che neanche tu avrai scelto ma che è stato nominato per abbandonare la casa (non del grande fratello ma quella dei genitori dopo quarant’anni) per andarsi a cercare un reddito fisso, sedere tra gli scranni e tra una chattata al telefonino e un’altra, alzarsi nel bel mezzo di una discussione parlamentare gridare “basta è ora di finirla” tra gli sguardi attoniti dei colleghi consiglieri/onorevoli i quali penseranno a loro volta …………… “Avica finiu!”
Si in tutto ciò, senza che neanche il “parrino” potrà indirizzarci, senza più simboli e ideali, senza più comizi per le strade, senza più dibattiti delle campagne elettorali, con la matita copiativa in mano, usciti dalla cabina elettorale, elencheremo in faccia al presidente del seggio una serie di lamentele in una lingua incomprensibile e come Pasquale Amitrano (Carlo Verdone) con la maglietta alzata sopra l’ombellico concluderete …………. “e adesso sapete che vi dico? Andatevela a pigliare ……………………………”.
Speriamo di no, questo paese ha ancora qualche mese prima delle politiche per tentare di diventare serio. Un abbraccio, Epruno.