“Il vertice di maggioranza è stato gettato alle ortiche, mentre la Sicilia aspetta”, un immaginario fuori campo – sostanzialmente neanche tanto immaginario – commenta così la giornata nera dei partiti che appoggiano Renato Schifani.
Tra malintesi tecnici confezionati in “post produzione” e verità che sbottano nel montaggio di un film già visto, il centrodestra annaspa, inaugurando nel peggiore dei modi l’autunno “caldo” che passa anche da Sala d’Ercole.
I fatti di ieri sono noti e già messi in fila, la Lega aveva designato Marianna Caronia a rappresentare Annalisa Tardino, guida del partito in Sicilia, ma questo è bastato a inceppare il delicato equilibrio. Chi si è sentito poco rispettato da assenze e presenze e chi ha mancato di rispetto?
Col senno di poi non conta nulla, con quello di prima, forse, l’incidente era inevitabile per richiamare l’attenzione non solo sul merito, ma anche sul metodo con cui la coalizione deve affrontare il tema caldissimo delle nomine dei manager.
Ieri sui taccuini dei cronisti la sottolineatura di ognuno dei politici interpellati era netta: “il dossier sanità non è all’ordine del giorno”. Magari sarà stato così, ma intanto il concetto è stato ribadito in maniera fin troppo insistente per non destare sospetti. Gli argomenti non mancavano né mancheranno, ma è la ricalibratura degli assetti del centrodestra che rimane l’aspetto latente da mettere a fuoco.
La Lega, ieri finita al centro della questione, vive oggi una fase impegnativa in chiave riorganizzativa. L’ingresso degli autonomisti apre varchi all’esterno e ne chiude dentro. I riposizionamenti, si sa, portano sempre movimento. Ha temporeggiato attaccando, come chi rilancia indietreggiando Cuffaro, sulla provocazione del sorteggio dei manager, rendendo evidente, che è ancora quello il nervo scoperto. Che siano garbate, fumose o neutre, le liti del centrodestro non consentono di andare oltre lo stallo attuale.
Marco Intravaia, tra i meloniani ha voluto essere ancor più chiaro, unendo a quanto aveva detto ieri l’ex assessore alla Salute Razza ieri QUI
“Che si trattasse più di una boutade che di un’ipotesi percorribile era abbastanza chiaro, ma se ancora ci fosse qualche dubbio sull’impraticabilità della proposta di sorteggiare i nuovi manager della sanità, basta attenersi alla giurisprudenza. Per riportare la discussione su argomenti più seri, dunque, ribadiamolo meglio: la legge vieta questa ipotesi come ha ricordato anche la magistratura amministrativa che, con una recente pronuncia, ha affermato l’incombenza sull’amministrazione di un onere motivazionale sulle scelte dei manager. Quindi abbiamo chiarito che parliamo di cose non attendibili, che non danno lustro ad alcuno perché inducono l’opinione pubblica a pensare che la politica sia incapace di tutto, anche di compiere le scelte che le competono. Non condividiamo la proposta di Cuffaro e di Ismaele La Vardera e i motivi sono concreti, oggettivi e supportati dalla giurisprudenza”.
“Il dossier delle nomine dei manager della sanità doveva essere discusso, era un punto fondamentale dell’ordine del giorno del vertice. Invece, si è parlato soltanto di Finanziaria. Un flop”, arriva lapidario a spiegare un altro dei protagonisti che chiede di non essere citato.
Al di là dei malintesi tecnici, insomma o di quello che non ha funzionato, la domanda sorge spontanea: il tavolo delle trattive è stato semplicemente rinviato? Oppure qualcuno ha dovuto scegliere di farlo saltare, temporeggiando rumorosamente in attesa di trovare l’accordo che più sia congeniale ad un partito piuttosto che a un altro? Riforma e scelta dei candidati alla guida della salute siciliana potrebbe essere il terreno fertile per una nuova guerra di potere, e ancora una volta tutta interna al centrodestra.