Una storia di occasioni perdute, dove spesso manca la voglia di rimettere insieme i pezzi, ricomporre i frammenti di un’idea appannata, uscendo da una concezione statica delle cose che finisce con l’imbalsamare tutto, parlandosi addosso senza riuscire a dire cosa si vuol fare.
È questa la narrazione che il Pd deve invertire. Parola di Bruno Marziano assessore regionale del Pd e militante dal 1966. Per Marziano, è tempo di cambiare passo:«il Pd può superare la contraddizioni e vincere, è un partito consapevole della difficoltà a cui va incontro e la saprà affrontare. Non vorrei essere nei panni di Raciti che deve spiegare a Crocetta le ragioni di un passo indietro ed al quale comunque va consegnata una proposta politica concreta. Su Crocetta c’erano aspettative enormi e purtroppo il Pd ha sprecato metà della legislatura senza assumersi le responsabilità che poi ha saputo prendere in mano. Oggi ci vogliono liste del Pd di forte riconoscibilità con tutti dentro. Le più forti possibili nei territori»
I populismi vengono da lontano in fondo. Anche in Sicilia. Generati da chi non ha saputo assumersi responsabilità , scegliendo priorità e scadenze da portare avanti. Marziano non mette filtri nei suoi ragionamenti, va a ‘ruota libera’. Tra ieri e oggi. Tra passato e presente possibile, in un’analisi che parte dai difetti dei siciliani prima ancora che dai pregi. La politica siciliana del resto è fatta di ibridi che scuotono le categorie tradizionali, a volte persino nei veti, di parabole discendenti che non fai in tempo a evitare e di risalite che non si intercettano a sufficienza, come riconosce lo stesso esponente Dem: «la politica siciliana è lo specchio della nostra società. È contemporaneamente modernità e arretratezza, basta vedere il più moderno tram a Palermo e la situazione dei trasporti pubblici in Sicilia, o ancora la doppia agricoltura, quella moderna e sviluppata che punta sulla conquista dei mercati, tecnologica e arrembante e quella che rimane indietro nell’organizzazione, parcellizzata e polverizzata. La politica siciliana riflette questo».
Sicilia terra di trasformazioni, passaggio di opportunità che molte volte si sono lasciate il futuro alle spalle: «Il fatto che non ci sia più la sinistra di una volta per certi aspetti impoverisce il panorama politico perché la sinistra siciliana da sempre ha oscillato tra due posizioni, il ribellismo di chi è sempre e la tentazione di una prassi socialdemocratica dall’altra. Ricordo un manifesto che diceva tanti anni fa che diceva “Per dare più forza all’opposizione”, oggi non sarebbe pensabile chiedere alla gente di partire battuti».
Crisi d’identità, passaggi a vuoto. la Sicilia che non ha saputo svoltare, si è persa nelle mutazioni. Secondo Marziano infatti: «il cambiamento da società contadina a economia a trazione industriale ha coinciso con il periodo più splendido per la sinistra siciliana. Priolo, Melilli, Augusta, Gela, la grande area industriale di Palermo. C’era una missione, una ragion d’essere, avevamo una base sociale, si rappresentava un pezzo di società che sapeva parlare anche con le forze della cultura».
Per la scelta del candidato vincente non è un problema di formulette:« Oggi ci siamo trasformati in partito di opinione. Noi adesso rappresentiamo l’umore della società, se lo sappiamo interpretare saremo premiati. In caso contrario non avremo chance se la coalizione viene rafforzata al massimo, in funzione di una legge elettorale dove il valore aggiunto del candidato conta, ma conta anche quello che porta chi lo sostiene. La condizione per vincere passa da un profondo esame di coscienza sull’uomo migliore che può incarnare queste condizioni. Anche se non dovesse essere del Pd, anche se dovesse essere un centrista. La scalata di Renzi cominciò dai veti contrpposti. Oggi il partito deve uscire da questo stallo e andare oltre»