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Mattarella nell’aula bunker ricorda il passato: “Il maxiprocesso fu una svolta nella lotta dello Stato alla mafia”

martedì 23 Maggio 2017
“In occasione del Maxiprocesso, l’Italia, nel suo complesso, fu capace di far sistema contro la mafia: giudici e forze dell’ordine, anzitutto, e, nelle loro responsabilità, Parlamento, Governo, giornalisti e opinione pubblica ne furono partecipi. Lo stesso impegno, di autentica coralità nazionale, visto nel Maxiprocesso di Palermo, è richiesto anche oggi per fronteggiare le insidie persistenti di una criminalità mafiosa che, seppure colpita, mantiene una grande capacità di trasformarsi e di mimetizzarsi”. Sono le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha ricordato nell’aula bunker dell’Ucciardone i 25 anni delle stragi di Capaci e via D’Amelio.
“Il risultato, così importante, del Maxiprocesso – ha continuato Mattarella – non fu dovuto a una concomitanza di circostanze favorevoli. Ma all’impegno, alla determinazione, al coraggio anzitutto dei suoi ideatori; e di chi lo condusse. Esso era il risultato di un metodo innovativo, sperimentato sul campo da molti anni, che vedeva la mafia come fenomeno unitario”. Un’ impostazione, che esigeva, insieme, “coordinamento, collaborazione e approfondita specializzazione tra magistrati preposti al suo contrasto, strumenti di indagine sempre più moderni ed efficaci, sviluppo della collaborazione internazionale”.

Non fu casuale, per il capo dello Stato, “che alcuni mafiosi, di peso nel loro mondo, decisero di collaborare con i magistrati. Era uno dei risultati di quella professionalità specifica, nella gestione delle indagini, che Falcone rivendicava come elemento irrinunziabile della lotta alla mafia. Una condizione che oggi, con le procure antimafia, nazionale e distrettuali, e con l’intensificarsi della collaborazione a livello internazionale, con la creazione di strutture apposite, ci sembra persino scontato ma che pure trovo’, negli anni di Falcone, obiezioni e ostilità”.
Per il Capo dello Sttao, oggi quelle impostazioni, quel metodo, “sono alla base della legislazione antimafia, non solo in Italia, ma in tante parti del mondo. Da allora si sono fatti grandi passi in avanti nel contrasto alla mafia e va sottolineato – come motivo di orgoglio della nostra democrazia – che i risultati sono stati raggiunti, come nella lotta contro il terrorismo, utilizzando al meglio le regole dello stato di diritto”.
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