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Al Blue Sea Land 2021, promosso nel centro storico di Mazara del Vallo, il dibattito sulle strategie per risolvere la grande problematica dei rifiuti marini. Ripulire il nostro mare dalla plastica e da tutti gli oggetti inquinanti, contribuisce a migliorare e tutelare l’ambiente marino, quale patrimonio da consegnare alle future generazioni.
Il recupero delle plastiche in mare, le sinergie e buone pratiche esistenti verso la creazione di una interfaccia science – stakeholder – policy, è uno dei temi legati alla salvaguarda del mare, inseriti nella kermesse di cinque giorni per parlare di pesca sostenibile, internazionalizzazione e Mediterraneo. E la lotta all’inquinamento in mare, passa anche dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn, sicily marine centre Palermo. Ne ne abbiamo parlato con uno dei ricercatori: Maria Cristina Mangano, evidenziando come la spazzatura, i rifiuti contaminati, insieme alla plastica, siano oggetto di preoccupazione per la salute del mare.
È necessario preservare e utilizzare in forma sostenibile i mari quale preziosa risorsa per l’uomo, attraverso tre principali direttrici strategiche: ridurre, riutilizzare, riciclare. Una metodologia nuova per prevenire e ridurre gli effetti dell’inquinamento marino da rifiuti nel Mediterraneo, quale scrigno di biodiversità unico da proteggere.
“In occasione di Blue Sea Land, la Stazione Zoologica ha posto il problema dei rifiuti, ed aperto un dialogo che possa avere dei risvolti anche in progettualità e cooperazioni, in cui si presentano i dati delle ultime raccolte dei rifiuti effettuate dai pescatori. Con l’aiuto della ricerca – ha detto il ricercatore Mangano – riusciamo a capire quanti sono i rifiuti e quali sono, da dove arrivano, capire quale sia la principale fonte di produzione, perché è chiaro che il rifiuto viene da terra, quindi comprendere le aree calde di produzione. Sono state presentate delle boe realizzate in sinergia con il mondo della ricerca come soluzione innovativa ed ecosostenibile, che possiamo inserire in mare prima che venga messa in mare una plastica che non si biodegrada, e poi ci sono soluzioni che possono essere utilizzate a posteriori, una volta raccolta la plastica. Ad esempio, abbiamo scoperto che ci sono delle aziende in grado di produrre calzini dai rifiuti”.
La presenza di intense attività umane nelle città e lungo le zone costiere del Mediterraneo , il vento, le correnti sono tutti fattori che influenzano fortemente l’accumulo di rifiuti in mare. E il Mediterraneo è il principale serbatoio, tra i mari più a rischio del mondo
per l’inquinamento da plastica, che si accumula in grandi quantità e vi permane per lunghi periodi di tempo, sminuzzandosi in particelle sempre più piccole e insidiose. Ecco che occorre promuovere risoluzioni concrete perché esistono attualmente le competenze tecnologiche per proteggere, e restaurare la biodiversità degli ecosistemi marini.