La “boutique solidale” ha trovato nuovamente casa dopo 2 anni di problemi legati alla pandemia ed alle restrizioni. Nessuno oggi può sapere se la povertà all’improvviso bussi alla sua porta. Basta un soffio, un debito, un accidenti della vita, una malattia, un licenziamento, la crisi economica, la pandemia. Nessuno oggi può sapere se dovrà bussare ad un’altra porta, quella della carità. Spesso proprio quel bussare aggiunge umiliazione alla sofferenza.
Benefit non è un luogo dove portare abiti vecchi, rammendati o da rammendare, pronti al macero. E’ semmai lo shopping solidale, quel luogo dove è abolito il denaro ma anche l’umiliazione della carità pelosa. Chi non può comprare abiti, scarpe, cappotti non significa che abbia perso la dignità. E come dicono Cristina Puglisi Rossitto che ha creato Benefit e le volontarie “la cosa più bella da indossare è il sorriso”.
Varcando la soglia della “boutique della solidarietà” il sorriso sboccia subito perché è decorosa, con scaffali ed esposizioni, nella quale chi entra può scegliere con gioia e chi dona deve sempre portar via qualcosa, perché il bene porta bene. Benefit è nata grazie agli Invisibili, l’associazione che si occupa degli “ultimi degli ultimi” e grazie a decine di volontari ma è cresciuta insieme al grande cuore dei messinesi. Ma per una serie di problematiche la solidarietà era rimasta senza casa e la pandemia ha complicato le cose, compreso un prolungato stop all’attività.
C’è stata una soluzione tampone, ma adesso, grazie al tam tam di chi vuol mettersi a disposizione delle famiglie più fragili, dopo 2 anni, è stata trovata una nuova casa, che è molto più grande della precedente ed ha spazio per i progetti degli Invisibili che guardano anche oltre lo Stretto, verso l’Africa e verso i Paesi più poveri del mondo.
Il 19 aprile Benefit riaprirà battenti a Maregrosso. Quella che Cristina Puglisi Rossitto chiama con orgoglio “boutique”, destinata a chi non ha i mezzi per fare shopping “tradizionale” con bancomat e moneta sonante, ma può pagare con quelli che possiamo definire “i tesori del cuore”. Fuori dalla porta c’è una Messina ferita molto più profondamente di quanto le statistiche ufficiali possano indicare. La pandemia ha aggravato una situazione già critica.
“Io abolirei la parola poveri- spiega Cristina Puglisi Rossitto– La povertà è cambiata, oggi è il vecchio ceto medio borghese, siamo noi, sono le famiglie mono reddito, i genitori separati, soprattutto i padri. Può essere un vicino di casa, un parente. Però oggi si mimetizzano perché hanno vergogna perché in una società in cui vali per quanto produci e se non produci ti senti umiliato”.
Per questo Cristina Puglisi Rossitto ha abolito non solo il denaro, perché da Benefit si fa shopping senza portafoglio ma anche l’umiliazione del dover oltrepassare quella soglia. Chi entra perché non ha, sa che può scegliere, sa che non troverà cose rammendate, bucate, cose gettate lì per carità pelosa. E sa che prima o poi, in qualsiasi modo, quando sarà possibile, potrà a sua volta dare. Anche solo un sorriso.
La povertà oggi attraversa tutti i ceti, passa dalla zona nord a quella sud, dalle periferie al centro. Ci sono padri separati finiti a mangiare alla mensa dei poveri pur di garantire ai figli una pizza, un gioco, quelle rare volte che il tribunale glieli fa vedere. Ci sono i cassintegrati stremati da 2 anni di restrizioni, i piccoli imprenditori finiti sul lastrico, i licenziati, le famiglie che a stento arrivano a fine mese.
Gli Invisibili hanno tolto l’umiliazione, perché Benefit è un negozio dove tutto è lindo, selezionato, la merce è esposta con grazia, con eleganza, suddivisa in taglie, settori. Non è quel luogo dove lasciare la roba vecchia invece di buttarla.
C’è l’abito lungo che una signora indosserà una sera per uscire col marito, il giubbotto che accompagnerà per tutto l’inverno un bimbo a scuola, le babbucce calde per il pensionato, la cravatta che il cinquantenne disoccupato indosserà con dignità al suo centesimo colloquio di lavoro. Ci sono gli accessori, le collane, le borse, quei vezzi che fanno illuminare gli occhi delle ragazze.
L’altro siamo sempre noi. Nessuno può sapere se la crisi busserà alla nostra porta, per un licenziamento, un male improvviso da curare fuori, un pignoramento, una pandemia che si porta via i sogni e i progetti della tua attività.
Eppure negli ultimi due anni, proprio quando i morsi della crisi l’hanno resa più necessaria, non ha potuto operare, causa lockdown, misure anticovid, mancanza di una “casa” adeguata. Adesso l’ha trovata e dal 19 aprirà di nuovo le sue porte.
“Dopo dieci ore di trasloco eccoci qui e Benefit raddoppia- racconta Cristina Puglisi Rossitto– da una parte l’ immenso deposito dove verranno selezionate tutte le vostre donazioni, dall’altra lo Store della Solidarietà dove esporre i capi, a disposizione delle famiglie e di chiunque desideri vivere questa splendida, nuova realtà. Ora ci dedicheremo alla sistemazione del deposito: quasi 2000 mq per le vostre donazioni, abbigliamento, accessori, scarpe, borse. E non importa se d’estate o d’autunno perché è talmente grande che potrete consegnare ogni stagione. Qui verrà tutto selezionato e terminata la selezione i capi verranno portati nei nuovi locali di benefit per essere esposti nei reparti.
La nuova casa è talmente grande che in programma ci sono i nuovi progetti di solidarietà per portare la bellezza del dare anche in Kenya.