Batte un colpo e neanche molto pesantemente, Fabrizio Micari, il rettore palermitano che Orlando, Cardinale e Faraone hanno voluto a capo della coalizione di centrosinistra nella corsa a Palazzo d’Orleans: “Questa guerra dei sondaggi non mi appassiona, i numeri sì: da una vita mi confronto con i numeri, è il mio mestiere, quindi li comprendo e non mi stupiscono. Musumeci e Fava sono più conosciuti di me? Il primo fa politica da 49 anni, mezzo secolo! Il secondo da oltre 25 anni, segue le sue orme”.
“Io sono una ‘matricola’ rispetto a loro – ha aggiunto – sono un cittadino che per la prima volta decide di impegnarsi in prima persona in politica. Sono sicuro che con il sostegno dei cittadini e con la forza di tante donne e uomini che si candideranno con noi, il 5 novembre la nostra ‘sfida gentile’ vincerà: saranno quelli gli unici numeri che conteranno davvero”.
Che Fava sia oggi realmente davanti a lui come citano vari sondaggi, l’ultimo quello di ieri sera mostrato da La 7 nel programma Piazza Pulita, lo si vedrà il 6 novembre, e forse non servirà attendere le prime luci dell’alba.
Il punto è piuttosto un altro. Fa bene, anzi benissimo, Micari a darsi una scossa. Il suo profilo eccessivamente soft non ha gli ha dato una mano fino a questo momento. C’è da aggiungere inoltre che un dato importante verrà dato dalla presentazione delle liste. Grandissima attesa rimane su quella dei sindaci e dei territori. Il biglietto che il Pd dovrebbe concretamente incassare dopo aver ceduto quasi su tutta la linea al sindaco di Palermo.
Che ci sia, tutti lo dicono. Che arrivi ad essere presentata con facilità, è tutto da dimostrare.
Micari dunque alza la voce. Il popolo del centrosinistra e gli elettori non attendevano altro.
Cinque anni fa di questi tempi tutti parlavano male di Crocetta, che poi fu presidente oggi, in pochi, parlano benissimo di Micari, ma gli altri continuano a conoscerlo poco e niente.