“Morte alla TV!! Gloria e vita ai nuovi media!!”. ‘Citando’ la celebre frase del film Videodrome del 1983 di David Cronenberg, pellicola che più di altre aveva saputo aprire una riflessione oltre 40 anni fa sui rischi legati alla sempre più forte intromissione della televisione nell’esistenza umana, la tv è data sempre più per morta. Per il regista canadese, l’uomo avrebbe finito col fondersi totalmente con il mezzo catodico, ipotizzando un futuro distopico quanto più prossimo. Ma siamo davvero così distanti dalle sue predizioni? In una cosa Cronenberg aveva avuto torto, che la fusione sarebbe avvenuta proprio con la TV. Sì perché la televisione ormai da qualche anno ha sempre più lasciato spazio a nuove tecnologie, che hanno saputo stare meglio al passo con la contemporaneità. Quanto tempo passiamo oggi con i nostri smartphone tra le mani? Cosa sarebbe la nostra attuale vita senza questa assoluta e totale condivisione del nostro privato su piattaforme pubbliche?
E la buona vecchia tv? È da anni che si decreta ormai la sua fine, ma dopotutto lei è ancora lì. Nonostante la velocità di condivisione dei social e l’avvento dello streaming che ha donato al pubblico totale libertà di orari e di scelta su cosa guardare, lei è ancora lì, nei saloni e nei soggiorni delle nostre case, con i suoi palinsesti fissi e con le sue interruzioni pubblicitarie.
Lo streaming è stato accusato più volte della morte delle trasmissioni televisive, ma con la costante crescita di questa industria è diventato evidente che in realtà non è stato così. La verità è che con il passare del tempo, e con l’avvento di una sempre più stringente concorrenza nel mercato dello streaming, quest’ultimo ha finito sempre più per assomigliare a ciò voleva uccidere. Le pubblicità ad esempio, un tempo appannaggio solo del mercato televisivo, sono finite per entrare anche nei meccanismi dello streaming online. Con l’aumentare delle piattaforme, quest’ultime sono state sempre più costrette per via della concorrenza ad abbassare i prezzi, e di conseguenza ad inserire le pubblicità a coloro i quali non si potessero più permettere un tipo di abbonamento “superior”.
In un mondo così connesso e così ricco di interazioni immediate tra contenuti e fruitori, la tv è da sempre risultata quasi distante e lontana dal suo pubblico di riferimento. Presentatori, giornalisti, commentatori hanno da sempre detenuto un’aura quasi mistica ed inarrivabile. “Lo ha detto la tv” era il mantra fino a qualche anno fa. Con l’avvento dei social però il confine tra contenuto e creator si è sempre più assottigliato. È qui che la tv è sempre stata un passo indietro. Emblematico però è il caso di Sanremo che da anni sembrava sempre più fare riferimento ad un pubblico più agé e lontano dalle dinamiche comunicative della modernità. Grazie all’avvento dei social infatti il festival è stato in grado di sfruttare questi meccanismi di interazione, ricollegandosi e riallacciando i rapporti con un pubblico più giovane che con il tempo aveva lasciato indietro. Seguire in diretta il festival, e commentarlo su Instagram o Facebook, ha dato l’opportunità a chiunque di sentirsi partecipe di un fenomeno che come pochi altri ha sempre saputo essere collettivo e di respiro nazionale, secondo forse solo ai mondiali di calcio.
Questo bisogno di vicinanza con il pubblico è ciò che oggi sta dando così fortuna a piattaforme “nuove” come Twitch che vivono di contenuti fruibili per la maggior parte in diretta. La possibilità data agli utenti di interagire, attraverso le chat, con i loro idoli è quanto più di innovativo c’è stato negli ultimi anni in termini di spettacolo e comunicazione.
Difficilmente la tv cesserà di esistere. Nonostante i numerosi cambiamenti avvenuti in questi anni, risulta difficile poter immaginare una sua fine. Ciò non toglie che il futuro qualcosa dovrà cambiare. Possibilità di interazione, velocità saranno probabilmente alla base dei nuovi cambiamenti con cui dovrà fare i conti questo mezzo.