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La nuova linea guida dell'Iss

No a screening in gravidanza per la Rosolia, clinici in rivolta: “Decisione sbagliata”

lunedì 22 Gennaio 2024

“Lo screening della rosolia non deve essere offerto alle donne in gravidanza”. 

Clinici perplessi sulla nuova linea guida lanciata dal Istituto superiore di sanità e, in particolare, sul primo punto delle raccomandazioni, sopra citato.

La raccomandazione deriverebbe dal fatto che ormai la rosolia è dal 2021 eradicata nel nostro Paese e che circa il 90% della popolazione è coperta dalla prima dose. Una giustificazione valida? Non per tutti.

“Siamo meravigliati di quanto scritto nelle linee guida. Serve urgentemente un confronto con tutte le Società scientifiche coinvolte”, evidenzia Antonio Maiorana, direttore di Ginecologia e Ostetricia dell’Arnas Civico di Palermo.

“Non tutte le donne sono state vaccinate. Molte non hanno la certificazione o hanno avuto modo di accedere alle vaccinazioni – prosegue -. Basti pensare alle generazioni in cui il vaccino anti-rosolia non era obbligatorio o alle donne che vengono da altri Paesi. Si rischia di creare una sanità di serie A e di serie B”.

Alle donne in gravidanza dovrebbe, quindi, essere offerto lo screening della rosolia?

“Sì. A tutte le mie pazienti che vogliano intraprendere una gravidanza o che siano risultate positive al test farò effettuare tutti gli screening dovuti, compreso la rosolia – dice Maiorana -. Per quanto può essere raro contrarre l’infezione, può succedere e bisogna informare la coppia, o la paziente, dei rischi altissimi che, nella maggior parte dei casi, portano all’interruzione della gravidanza“.

La malattia

La rosolia è una malattia infettiva acuta esantematica, causata da un virus a Rna del genere Rubivirus, della famiglia dei Togaviridae. Si manifesta con un’eruzione cutanea simile a quelle del morbillo o della scarlattina, malattie da cui può essere clinicamente indistinguibile.

Si trasmette per via aerea attraverso le goccioline respiratorie diffuse nell’aria dal malato, per esempio con colpi di tosse o starnuti, o il contatto diretto con le secrezioni nasofaringee. Le persone infette sono generalmente contagiose da 7 giorni prima a 7 giorni dopo la comparsa dell’esantema.

Il pericolo in gravidanza

“La rosolia, se contratta in gravidanza, specie nel primo trimestre di gestazione è molto pericolosa per il feto”. A spiegarlo è Claudia Colomba, direttore dell’Uoc di Malattie infettive dell’Ospedale dei bambini “G. Di Cristina” di Palermo e docente ordinario UniPa.

“Il virus può interferire con il regolare processo organogenetico provocando gravi malformazioni al nascituro già presenti alla nascita. La frequenza delle malformazioni congenite è tanto più alta quanto più precocemente si verifica l’infezione e le malformazioni a carico di cuore, occhio, orecchio (sordità neurosensoriale da ipoplasia dell’organo del Corti) ed encefalo (microcefalia) sono le più frequenti – prosegue -. Quando invece l’infezione materna e la trasmissione al feto avvengono più tardivamente in gravidanza – prosegue – ne può conseguire la morte del feto con aborto o natimortalità, forme di malattia ad evoluzione intrauterina che guariscono senza lasciare esiti postnatali, forme severe di rosolia con segni clinici presenti alla nascita (calcificazioni endocraniche) o sequele che compaiono nei primi anni di vita (sordità, ritardo mentale ed evolutivo ecc). Sono, inoltre, possibili forme ad espressività clinica alla nascita caratterizzate da alterazioni viscerali, ematiche e ossee in un neonato che è in genere di basso peso”.

La vaccinazione e lo screening

“E’ importante eseguire una diagnosi sierologica volta a documentare la presenza di anticorpi specifici (anti RV-IgM e RV-IgG) – sottolinea l’infettivologa – . Se non si è immunizzati è raccomandata la somministrazione del vaccino anti-rosolia così da proteggerle da una possibile infezione nel corso di una futura gravidanza. Poiché il vaccino contiene un virus vivo e attenuato, la vaccinazione contro la rosolia è controindicata nelle donne in gravidanza così come è sconsigliato l’inizio di una gravidanza nelle quattro settimane successive alla vaccinazione”.  A confermare l’entità del problema è il giudizio di molti medici: “L’esposizione accidentale della gravida al vaccino o l’inizio di una gravidanza entro le quattro settimane successive alla vaccinazione non rappresentano tuttavia indicazioni all’interruzione della gravidanza. Post gravidanza, in ogni caso, è consigliato vaccinarsi”.

“Attualmente il calendario vaccinale nazionale prevede la vaccinazione obbligatoria con due dosi di vaccino MPR (morbillo, parotite, rosolia) previste all’età di 12-15 mesi e di 5-6 anni – conclude -. Poiché in molti Paesi la rosolia è ancora endemica è fondamentale continuare a vaccinarsi contro la rosolia al fine soprattutto di preservare le donne in gravidanza dall’infezione potenzialmente pericolosa e letale per il nascituro”.

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