“Non chiamatelo controcorteo, bensì la marcia dei cittadini di Palermo“. E’ questo il messaggio lanciato dai rappresentanti del coordinamento di oltre 40 sigle civiche che, questa mattina, hanno presentato in piazza Verdi il pacchetto di iniziative relative al ricordo di quanto avvenuto il 23 maggio 1992. Tragico giorno in cui perse la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti Rocco Di Cillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro. Come di consueto ormai, gli appuntamenti si divideranno in due momenti. Uno più istituzionale, con una serie di eventi a corollario organizzati dalla Fondazione Falcone. L’altro, più controcorrente, che vedrà il suo apice nella marcia fra le strade del centro di Palermo.
Il corteo del 23 maggio a Palermo
Un corteo che, negli ultimi anni, ha visto diversi momenti di tensione. Tutti hanno ancora negli occhi gli scontri, avvenuti due anni fa in via Notarbartolo, fra alcuni manifestanti e le forze dell’ordine. Lo scorso anno invece le proteste si sono concluse con una pioggia di fischi rivolti alle autorità presenti sul palco posto sotto l’albero Falcone. Una dicotomia, quella fra la piazza e le istituzioni, ancora oggi irrisolta. Un punto ribadito anche dallo slogan della marcia civica di quest’anno: “Non chiedeteci il silenzio“. “Questo è un corteo partito da una piattaforma giovanile e studentesca, aperto a tutte le realtà della città – ha spiegato Marta Capaccioni del movimento “Our Voice” -. Hanno aderito oltre 40 realtà civiche. Questo non è un controcorteo. E’ la marcia della città di Palermo“.
Percorso e ragioni della protesta
La manifestazione partirà alle 15 di venerdì 23 maggio da piazza Verdi. La stessa si snoderà poi su via Ruggero Settimo e su via Libertà. Una marcia che, ovviamente, avrà dei risvolti a sfondo politico. Gli organizzatori hanno infatti annunciato che l’evento verrà aperto da un’esibizione artistica. Rappresentazioni che, negli anni scorsi, hanno lasciato dietro di sè una lunga scia di polemiche. “Vogliamo un’antimafia intersezionale, capace di garantire la libertà dei lavoratori, degli studenti e dei cittadini – racconta Olga Giunta del coordinamento giovanile della Cgil -. Come coordinamento giovanile della Cgil, vogliamo ribadire e garantire la necessità di non subire la precarietà. Un fenomeno in cui si sviluppa il fenomeno mafioso, opprimendo i cittadini e i lavoratori. Logiche che permettono alla mafia di progredire“.