Dicembre non si è aperto nei migliore dei modi per le tasche dei contribuenti palermitani. E’ scaduto infatti il 4 dicembre il termine di pagamento della Tari. La tassa è una delle meno digerite e più evase. Il motivo è strettamente legato all’amaro rapporto tra costi e qualità dei servizi. Una terra come la Sicilia, dove l’emergenza rifiuti è tra i temi più dibattuti, avrebbe tanto da argomentare in materia di contraddizioni e situazioni al limite del clamore.
Pagare con il sorriso è un traguardo certamente difficile da tagliare. Allo stato attuale del tutto impossibile da immaginare.
Il quadro che emerge dalla rilevazione dell’osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva pone la Sicilia al terzo posto tra le Regioni con la spesa più alta per la Tari, alle spalle delle sole Campania e Puglia, con un importo medio di 396 euro a famiglia nel 2023. I dati evidenziano delle grosse differenze tra i capoluoghi. Catania si è aggiudicato persino il primato italiano, con i suoi 594 euro. Va nettamente meglio a Palermo. La città, con i suoi 314 euro, si attesta leggermente sotto la media Nazionale, la cui asticella è fissata a 320 euro.
I palermitani possono ritenersi felici di questo risultato? Non proprio.
Il capoluogo siciliano è ben lontano dall’essere un “centro green” e a pesare, tra gli indicatori presi in esame, sono la differenziata, seppur in risalita ancora piantata al 16%, e la raccolta dei rifiuti. L’indagine di Legambiente, Ecosistema Urbano 2023, vede Palermo alla 105esima, e ultima, posizione in classifica. Il report non svela nulla di nuovo. Per verificare basta scendere in strada: cassonetti stracolmi, marciapiedi occupati e corsie dimezzate, senza dimenticare le inevitabili conseguenze su pulizia e igiene. Una condizione che si aggrava, al limite della catastrofe. in alcuni periodi più caldi dell’anno e soprattutto nelle periferie. Tra tasse e disagi i palermitani posso comunque tirare un piccolo sospiro di sollievo almeno per le feste. Sotto l’albero troveranno solo regali sotto l’albero, nessun sacchetto di immondizia. Al di là dell’ironia, il rischio sembrava essere dietro l’angolo, a causa dello stallo doppi turni e straordinari dei lavoratori Rap. La proroga degli accordi fino al 15 gennaio ha così scongiurato il più triste epilogo possibile. Almeno il Natale, dunque, è salvo.
Non sono solo i numeri a essere negativi ma anche i commenti e le opinioni dei cittadini, che sembrano più sul “piede di guerra” e in piena “protesta“, se così si può definire. Costi insostenibili per le famiglie e l’indole dei “furbetti” nel ricorrere alla strada più semplice dell’evasione hanno visto entrare nelle casse del Comune importi sempre più a picco. Dai 75,8 milioni versati dai contribuenti nel 2019 si è passati a 64,4 milioni nel 2020, per poi risalire ai 69,8 milioni del 2021. Nei mesi scorsi, però, il consiglio comunale è venuta incontro ai cittadini, approvando a maggioranza la delibera, presentata dalla giunta, per ridisegnare al ribasso la tariffa. La stessa Carolina Varchi, assessore al Bilancio, aveva sottolineato la “sensibile riduzione di quasi 9 milioni di euro che va ripartita fra le 300 mila utenze Tari“.
Ma le agevolazioni arrivano soprattutto da Roma. Tra i bonus sociali confermati dal Governo, oltre quello idrico, luce e gas, per i nuclei familiari con Isee basso, c’è anche lo sconto Tari.