La storia (non sempre) insegna.
Era il 9 marzo, quando il Consiglio dei ministri si è riunito a Cutro, in provincia di Crotone. Erano i giorni successivi al naufragio di Steccato, costato la vita a 94 migranti in cerca di un futuro migliore lontano dalla propria terra d’origine. Tutta Italia era scossa dalla tragedia, tra posizioni discordanti. E, proprio cavalcando quelle polemiche, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva deciso di “omaggiare le vittime” discutendo la stesura di un nuovo decreto legge, che inasprisse le pene per gli scafisti e stabilisse i termini per le migrazioni, proprio lì, dove tutto era successo.
Buone, forse, le intenzioni. Maldestro, quantomeno, il modo. Una scelta controproducente. Le critiche alla leader di Fratelli d’Italia sono piovute da tutti i lati, anche da parte di quella stampa di destra, alleata del Governo che si era insediato appena quattro mesi prima. Cutro ha insegnato molto a Meloni, che ha sapientemente evitato di commettere lo stesso errore in occasione dell’alluvione che ha spazzato via mezza Emilia Romagna poco più di due settimane fa.
Lo stesso non può dirsi per il consiglio comunale di Palermo. A distanza di poco più di un mese dallo scandalo che ha coinvolto la preside e il vicepreside dell’istituto comprensivo “Giovanni Falcone” dello Zen, Daniela Lo Verde e Daniele Agosta, proprio in queste ore è prevista una seduta in presenza, un incontro con la comunità scolastica nei locali di via marchese Nicolò Pensabene.
Bene, ma non benissimo, secondo le associazioni che vivono quotidianamente il territorio: “Non è funzionale in questo momento”. Una passerella organizzata sicuramente con il nobile intento di avvicinare le istituzioni al quartiere San Filippo Neri, ma pur sempre una passerella.
Per stimolare la coscienza civica esistono già percorsi di cittadinanza attiva, che puntano a ricucire il rapporto poco a poco. Contro il disfattismo che regna sovrano nelle periferie – e, in particolare, in un’isola nell’isola, quale è lo Zen di Palermo – bisogna accompagnare le persone passo dopo passo, lungo una strada che non può che essere lunga e tortuosa.
Negli anni, anzi, nei decenni, il quartiere ha imparato a distinguere i politici, al di là del loro colore. Ci sono quelli che hanno intenzioni chiare e quelli che, sfruttando il momento, sono campioni di presenzialismo. I politici, non tutti, non hanno forse ancora capito che è il senso di comunità, il senso di appartenenza, che porta la politica ad agire concretamente sul territorio.
Nessuno mette in dubbio le intenzioni. Non c’è malafede. Ma di sicuro è quell’una tantum che fa risultare quasi offensiva l’attenzione verso un quartiere che ha già tante difficoltà a districarsi in mezzo all’illegalità.
Avremo l’effetto boomerang anche stavolta come a Cutro? Lì, intanto, dopo tre mesi, le ricerche sono state ufficialmente interrotte.