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Ok dal Tar alle trivelle in Val di Noto, alla faccia della vocazione naturalistica e culturale dell’area

martedì 12 Novembre 2019

Il Tar di Catania ha respinto la richiesta di sospensiva presentata dal Comune di Noto contro le autorizzazioni alla ricerca di idrocarburi nell’area “Fiume del Tellaro“, nel Val di Noto, rilasciata dalla Regione Siciliana alla francese “Murel et Prom”.

In sostanza, il pronunciamento del Tar dà il via libera alle trivellazioni in Val di Noto, proprio come avevano temuto i sindaci dell’area interessata, nella quale ricade un importante sito naturalistico, oltre che memorie storiche della Sicilia. Un territorio, la cui architettura barocca è stata dichiarata anche patrimonio dell’umanità Unesco, ma evidentemente tutto questo non è bastato.

“Una sentenza si rispetta sempre, anche se la logica del ‘periculum in mora’ (il danno causato dal ritardo) in queste circostanze andrebbe vista in un’ottica di eventuale successivo diritto al risarcimento del danno che la società subirebbe con una revoca postuma”. Così il sindaco di Noto, Corrado Bonfanti: “Per quanto riguarda la legittimità ad agire, non si tratta di un territorio, quello di Noto, riconducibile solo ai confini politici – aggiunge – ma di un Sudest siciliano, ricompreso per storicità, bellezze paesaggistiche, architettoniche e vocazione agricola, nel più ampio e conosciuto Val di Noto”.

Dietro al no del Tar c’è la certezza dell’assenza del ‘periculum in mora’, mentre per la valutazione del ricorso nel merito, a quanto pare, si intravede l’assenza di legittimità ad agire da parte del Comune. “Ci tengo a precisare – prosegue Bonfanti – che non c’è scontro tra la mia posizione e quella del dipartimento Energia della Regione Siciliana. C’è solo una diversa posizione: il dipartimento dichiara che la concessione è legittima e rispetta il diritto dei petrolieri; io, invece, penso che non lo sia e mortifica la vocazione enogastronomica e culturale del Val di Noto. Così individua questo lembo di terra il mondo intero grazie al riconoscimento che l’Unesco ha voluto attivare nel 2002 inserendo l’architettura tardo barocca presente in ben otto città tra il Patrimonio dell’umanità e indicando Noto come capofila”.

“Chi risarcisce il danno di una eventuale comunicazione della Commissione Unesco di un warning con rischio di inserimento nella blacklist per non avere rispettato uno sviluppo legato agli impegni assunti attraverso il piano di gestione del sito? Non oso immaginare e spero che, una volta tanto, si guardi più lontano”.

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