“Spero che ci siano novità, forse questo trentennale è l’anno decisivo per cominciare i lavori. Veniamo fuori da un tempo di grande crisi. Ma credo che questo possa essere veramente l’anno buono. Anche questo è un segno, non è affidato ad altri, ma a tutti noi“. Così l’Arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, esattamente un anno fa rispondeva ai giornalisti che gli chiedevano della sorte della nuova chiesa dedicata a don Pino Puglisi nel quartiere Brancaccio.
A meno di repentini cambiamenti, neanche il 2024 sarà “l’anno buono” per l’inizio dei lavori della nuova chiesa di Brancaccio: a 31 anni dall’omicidio di padre Puglisi e a 11 dalla posa della prima pietra benedetta da Papa Francesco nel terreno confiscato di via Fichidindia regna un irreale silenzio su un’opera che doveva rappresentare il riscatto e il segno della presenza dello Stato e della Chiesa in uno dei quartieri più difficili di Palermo.
Il progetto del complesso parrocchiale “Beato Giuseppe Puglisi Martire” era grandioso: chiesa su due livelli, sala conferenze, uffici parrocchiali, tre appartamenti, aule, laboratori, un campo polivalente, uno da tennis e area giochi per bambini. Previsti aree parcheggi e aree verdi. Un vero e proprio santuario che avrebbe dovuto custodire anche i resti mortali del beato Puglisi che attualmente sono conservati nella Cattedrale di Palermo.
Il rosario delle false partenze per questa chiesa è lungo e si perde nei misteri dolorosi della burocrazia civile ed ecclesiastica. Stando alle ultime notizie la Conferenza Episcopale Italiana, che in questi anni ha messo regole sempre più stringenti per la costruzione di nuove chiese, pretenderebbe che i soldi ci siano tutti e subito prima ancora che partano i lavori (si parla di 8 milioni di euro) e di esaminare in anticipo i progetti degli interni della nuova chiesa con particolare riferimento alle opere sacre che si vorrebbero realizzare. Senza questi progetti non ci sarebbe alcun nulla osta da parte della Cei. C’è poi un non secondario problema di viabilità. La nuova chiesa-santuario avrebbe infatti bisogno anche di essere raggiunta comodamente senza ricorrere alla strettissima via Fichidindia. Un problema non da poco che richiederebbe un imponente intervento di viabilità su tutta la zona per il quale però il Comune di Palermo non sembra affatto pronto.
Gli unici segni di vita sui 13mila metri quadrati confiscato all’impero di Iennae concessi dall’Agenzia dei Beni Confiscati tramite il Comune di Palermo all’Arcidiocesi, sono dati dalla parrocchia di San Gaetano e dalla tenacia del parroco don Maurizio Francoforte che si sta occupando di evitare l’abbandono del terreno attraverso interventi e, complice il bel tempo estivo, celebrando la Santa Messa proprio dove dovrebbe sorgere la nuova Chiesa.
Scorrendo il programma per il 31° anniversario del martirio di don Puglisi salta all’occhio che non c’è nessun riferimento alla ai progetti sulla nuova chiesa in compenso il 21 ottobre è prevista la presentazione progetto e rendering dei lavori di riqualificazione della Piazzetta Beato Padre Pino Puglisi “Situare la memoria. La nuova piazza Beato Giuseppe Puglisi: da scena del martirio a luogo dell’incontro e della memoria”. A occuparsi della riqualificazione dovrebbe essere la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Struttura di missione, anniversari nazionali ed eventi sportivi nazionali e internazionali, tuttavia al momento non risulta nessun intervento di questo tipo sul sito della Struttura mentre non è chiaro se questo progetto si intrecci con lo stanziamento di 120 milioni previsto nell’aprile scorso dalla Governo regionale come contributo di cofinanziamento per la sistemazione dell’ex piazzale Anita Garibaldi, luogo dell’assassinio del prete palermitano.
La speranza è che i progetti per la piazzetta Puglisi abbiano migliore sorte di quelli per il complesso parrocchiale. Intanto padre Puglisi continuerà a riposare in Cattedrale perché il suo ritorno a Brancaccio non sembra all’ordine del giorno.