Brutti, sporchi e cattivi. Eppure, spesso, è giocando così che si riescono a risolvere partite rognose come quella a cui stasera hanno assistito in 29.117 in uno stadio “Renzo Barbera” degno di una finale playoff.
Contro lo Spezia, appena retrocesso dalla serie A, si sapeva che sarebbe stata dura. Ma forse in molti – rosanero compresi – non avevano ben compreso quanto la squadra allenata da Massimiliano Alvini avesse le carte in regola per disputare una stagione in cadetteria diversa da come i liguri hanno effettivamente iniziato.
A risolvere la più strana partita che ci si potesse attendere, oltre all’arbitro Francesco Fourneau, decisivo nel bene e nel male in un paio di occasioni, ancora una volta è stata la panchina di Corini, capace di ribaltare uno 0-2 che aveva quasi ammutolito i tifosi sugli spalti, grazie alla fame e alla rabbia di Mancuso e Stulac.
La verità è che, probabilmente, i rosanero avrebbero potuto portare a casa i tre punti, se non fosse che la sveglia è suonata tardi.
Partita subito molto aggressiva. Lo Spezia mette in difficoltà i rosa fin dai primi minuti e appare più lucido in fase di impostazione. Al contrario, il Palermo subisce il pressing alto degli avversari, che scompagina tutti i piani e non permette il dialogo tra i vari reparti.
Tanti i palloni sprecati da Lucioni e compagni, con i bianconeri che ripartono con agilità. È il caso della rete dello 0-1, nata del disimpegno sbagliato di Insigne e dal rapido contropiede, concluso con il destro a giro di Reca. Uno schiaffo al “Barbera”, che aveva subito la stessa onta altre due volte in questo primo scorcio di stagione.
Una timida reazione si intravede, ma il terzetto Henderson-Gomes-Segre non riesce ad essere incisivo nell’impostazione del gioco, che spesso viene affidata allo stesso Lucioni, non perfetto oggi. Gli unici tentativi in porta sono centrali e deboli, non in grado di impensierire un buon Dragowski.
La reazione che tutto lo stadio si aspettava arriva nella ripresa. Gli ingressi al 46′ di Vasic e Mancuso ristabiliscono un po’ di equilibrio. L’attaccante si impone ma a offrire le giocate migliori è il serbo con due ottime pennellate a Di Francesco e Brunori.
Proprio il capitano è protagonista di una delle occasioni-chiave del match: su assist di Vasic, il numero 9 rosanero entra in area e riceve un netto pestone da Bertola. Sarebbe rigore, ma l’arbitro dopo ben cinque minuti di revisione al var decide che si può riprendere dal fondo.
Il Palermo è spiazzato e ne approfittano i liguri, che affondano con Francesco Esposito. Il classe 2005, appena entrato in campo, su invito di uno spumeggiante Zurkowski imbuca Pigliacelli per lo 0-2.
Sembra finita per i rosa, ma passano appena tre minuti perché il “Barbera” si risvegli. È Mancuso a suonare la carica. Da quel momento, sono 20 minuti di grande intensità, carattere e grinta, con le ultime sostituzioni: entrano Aurelio, Stulac e un inedito Soleri, con la fascia da capitano, al posto del bomber italo-brasiliano.
Il mister di Bagnolo Mella non sbaglia gli innesti e sfoggia la strategia vincente. “El loco” onora fino all’ultimo secondo a disposizione il complesso ruolo affidatogli, lottando su ogni singolo pallone e contrasto. Il duro lavoro viene ripagato nel recupero. Il numero 27, spalla a spalla con Bertola, atterra insieme all’avversario al limite dell’area: dentro o fuori? Chiaramente fuori, ma stavolta Fourneau è di tutt’altro avviso. Altro momento di protagonismo, smorzato stavolta dalla sala var che lo richiama. Il responso è una punizione dal limite, con cartellino rosso annesso per il difensore ligure.
Molti preferiscono non guardare. Ma si perdono, così, una vera magia di Stulac, che come un prestigiatore fa sparire il pallone per farlo riapparire alle spalle di un ipnotizzato Dragowski. Un destro perfetto, che completa la rimonta, in un’esplosione di gioia al “Barbera”.
È il 104′. Non c’è più tempo per provare il sorpasso, ma va bene così. Il campionato è lungo e ai playoff si arriva anche e soprattutto con la testa, gestendo al meglio partite come questa. Che regalano un punticino per volta, ma permettono alla squadra di acquistare sempre di più fiducia nei propri mezzi. Anche stavolta mister Corini ha messo a tacere (quasi) tutti.