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Palermo e rifiuti: il bradipo chiamato differenziata. Il caso della raccolta di prossimità

sabato 22 Maggio 2021

Era l’8 febbraio 2010. A Palermo, partiva il primo step del progetto di raccolta differenziata “Palermo Differenzia 1”. Sei anni dopo, il 16 giugno 2016 fu la volta dei kit per “Palermo differenzia 2” che coinvolse nel porta a porta, un’altra fetta di città. Sono passati 11 anni e da allora molte cose sono cambiate. Tuttavia, tra luci e ombre, il capoluogo siciliano continua a occupare gli ultimi posti delle classifiche nazionali in termini di performance in materia dei rifiuti. Perché?

Gli ultimi dati fotografano una situazione ferma al 2019 e parlano di una percentuale di differenziata che si aggira attorno al 20%. Un risultato lontano anni luce dall’obiettivo di legge europeo che, in un universo parallelo, prefissava entro il 31 dicembre 2012, il 65% di raccolta differenziata su tutto il territorio nazionale.

Al momento, i cittadini “differenziati” sono circa duecentomila. All’appello mancano ancora 70.000 utenze comprese negli ultimi tre step di “Palermo Differenzia 2” e il cui destino, è chiaro solo in parte. Sulla carta, si sarebbero dovuti completare entro il 2015 ma la realtà è ben diversa.

Partiamo dalle buone notizie. Da qualche mese è partita la consegna dei kit destinati alle utenze del quinto step. Parliamo della zona di Brancaccio che va dal mare alla stazione centrale (via Lincoln, via Diaz, viale dei Picciotti). Dunque, almeno in teoria, entro il 2021 anche per questa zona potrebbe partire il porta a porta. Sorte decisamente più incerta per le aree del quarto e del sesto step: centro storico parte alta (compresi Ballarò e Albergheria) e seconda circoscrizione lato mare (esclusa Ciaculli), di cui si tornerà a parlare – forse – fra qualche anno.

Che si tratti di difficoltà tecniche o burocratiche, che si tratti di ostacoli “culturali”, il dato oggettivo è che tutto  procede a passo di lumaca. Ma se i cittadini rientranti in quei progetti, attendono pazientemente che qualcosa si sblocchi, cosa accade a quei quartieri totalmente esclusi da quel piano? Molte di quelle speranze, sarebbero ancora oggi legate al servizio di raccolta di prossimità.

Di cosa si tratta? Per aumentare la percentuale di raccolta differenziata la RAP S.p.A. la società che si occupa della gestione dei rifiuti nel capoluogo siciliano, ha da tempo scelto di sperimentare un nuovo sistema di differenziata. Per farlo, è stata coinvolta una parte del quartiere Borgo Nuovo e una parte del quartiere 19 Cruillas – S. Giovanni Apostolo (ex C.E.P.)

L’idea, peraltro ancora in piedi, è quella di creare un’area con una serie di cassonetti destinati ad accogliere in modo separato, le differenti tipologie di scarti, compresa la frazione umido. Così facendo, il cittadino avrebbe potuto facilmente trasportare i rifiuti già separati in casa e pronti per essere conferiti nell’ecopunto, collocato a intervalli di 150/160 metri.

Tony Randazzo

Indicazioni, orari precisi, date, appelli al rispetto delle regole, spazi adeguati, cassonetti colorati per tipologia. Tutto bene? Invece no. Secondo Tony Randazzo, consigliere comunale del Movimento Cinque Stelle, la situazione relativa ai due servizi di raccolta di prossimità, sarebbe un disastro. Senza controlli e campagne di sensibilizzazione di fatto, queste due aree sarebbero più simili a una discarica a cielo aperto. “Il lavoro del cittadino del Cep o di Borgonuovo – dice Randazzo – viene vanificato per l’inciviltà di altri palermitani che non solo non differenziano, ma gettano la spazzatura dove non dovrebbero impedendo così, nel caso ad esempio dell’umido, di portare il contenuto ormai contaminato nell’area di compostaggio”.

Al momento, la percentuale di differenziata in queste zone di Palermo, si attesterebbe attorno al 5%. Uno schiaffo per la città, se si pensa soprattutto che all’inizio, nel corso del primo anno a Borgo Nuovo, la percentuale era pari al 30%. Controlli e campagna informativa avevano insomma portato a risultati svizzeri in un quartiere periferico. Il rallentamento di tutto il sistema, ha poi in seguito determinato l’ epilogo sconfortante con cui la città si confronta oggi: senza personale e telecamere, l’immagine che resta è quella di montagne di rifiuti accatastati.

Fin qui, la triste storia di un esperimento nato con buone intenzioni e proseguito con una serie di insuccessi.

In una Palermo che ricicla a macchia di leopardo, che fine fanno i rifiuti effettivamente differenziati? Quanti e quali impianti vengono coinvolti? A che punto è la discarica di Bellolampo e che fine ha fatto il progetto di trasferimento rifiuti oltre lo Stretto? Qualcosa si muove a livello della Srr – Società per la Regolamentazione dei Rifiuti Palermo Area Metropolitana ma questa è un’altra storia.

 

 

 

 

 

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