Questa mattina i carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Palermo hanno arrestato Giulio Caporrimo, che deve scontare 4 anni e 7 mesi per mafia ed estorsione.
L’uomo, considerato il padrino di Resuttana, era il nome di spicco dei sessanta scarcerati degli ultimi due anni; dopo la riesamina del fascicolo da parte del procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, è stato emesso il nuovo provvedimento di carcerazione.
Caporrimo aveva lasciato la cella del carcere di Parma dove era rinchiuso dal novembre 2011. Nonostante fosse stato condannato, i suoi legali negli scorsi mesi erano riusciti a far calcolare il “cumulo” fra più pene, ottenendo il ritorno in libertà del capomafia.
Il mafioso, 48 anni, era stato arrestato nell’ambito dell’operazione Hydra, che portò allo smantellamento delle cosche di San Lorenzo, Boccadifalco-Passo di Rigano e Brancaccio. Proprio a lui era stata inflitta la pena più alta, 10 anni.
Caporrimo, fedelissimo dei padrini palermitani, Salvatore e Sandro Lo Piccolo, era già uscito dal carcere nell’aprile del 2010, dove aveva scontato una lunga condanna per mafia. I carabinieri non lo hanno mai perso di vista.
Caporrimo aveva organizzato nel febbraio 2011 il grande vertice a Villa Pensabene, ristorante-maneggio allo Zen, dove si riunirono, tra gli altri, oltre a Caporrimo, Giovanni Bosco, Giuseppe Calascibetta (ucciso il 19 settembre del 1011 in via Belmonte Chiavelli), Salvatore Seidita, Alfonso Gambino, Gaetano Maranzano, Amedeo Romeo, Stefano Scalici, Cesare Lupo, Nino Sacco e Giuseppe Arduino. Le telecamere dei carabinieri ripresero quel summit che incoronò Caporrimo ai vertici di Cosa Nostra.
Poco dopo sarebbero scattate le manette per trentasei persone.