Il Palermo sarà la prima squadra per numero di spettatori in casa e la seconda in trasferta ma domina anche un’altra particolare classifica. Ai rosanero spetta certamente il riconoscimento di club più chiacchierato. La curiosità impartita dall’imponenza di una società faraonica come il City Group contribuisce in questo risultato, ma a farla da padrone sono senza ombra di dubbio i risultati altalenanti che rischiano di condannare il club di viale del Fante a una seconda stagione di anonimato.
Se è vero che alla società gli si può criticare tutto tranne la coerenza, le ultime otto tappe si susseguiranno una dietro l’altra con gli stessi volti immutati che la piazza ormai ha imparato a conoscere. Si tenta così di salvare il salvabile. Alla vigilia, l’amichevole contro il Lommel, disputata questo pomeriggio al Barbera, nell’immaginario collettivo era stata ideata come un laboratorio di prova, alla ricerca di nuove soluzioni che potessero rivitalizzare gli animi. La più gettonata era stata la difesa a tre. La mancanza di Diakité e Lucioni, ancora fuori nonostante gli auspici, sommati alle quattro assenze giustificate a causa delle Nazionali (Desplanches con l’Italia U21; Lund con gli Usa; Nedelcearu con la Romania; Vasic con la Serbia U21) hanno convito Corini a mantenere stabile il suo 4-3-3, puntando sulle seconde linee e portando con sé sei giovanissimi della Primavera: Gallea, Granicelli, Bouah, Fontana, Kubi e La Mantia.
Undici di partenza dunque rivoluzionario contro la squadra della seconda divisione belga, appartenente al circuito City, attualmente seconda in classifica, a meno due dalla vetta, e con miglior difesa e attacco del proprio campionato. Pigliacelli tra i pali, Graves, Marconi, Ceccaroni e Aurelio in difesa, Henderson, Stulac e Coulibaly in mezzo al campo e Di Mariano e Traorè a comporre il tridente ai lati di Soleri. Poche emozioni nel primo tempo, qualche spunto in più nel corso del secondo e soprattutto un paio di minuti in più sulle gambe, giusto per arrivare quanto più carichi possibili alla trasferta di Pasquetta a Pisa. Così può essere riassunto il match che ha visto i rosa spuntarla 2-1, grazie ai gol Di Francesco e Gomes, entrambi subentrati dalla panchina, e la rete nel recupero di Fatah.
Insoddisfazione e incredulità (CLICCA QUI) sono ormai parte di un coro divenuto unanime tra i tifosi, che per l’amarezza hanno disertato il test amichevole: appena 3995 presenti allo stadio. Anche la rassegnazione nelle ultime settimane sembra aver preso campo, tra scelte discutibili, l’involuzione improvvisa di alcune individualità e la voglia frenetica di dare largo alle giovani promesse. Ma non solo. L’arte dello sdrammatizzare è sempre stata l’arma in più dei siciliani. L’ironia si è abbattuta sullo stile da buon democristiano di mister Corini. Via così a un’onda travolgente di commenti. Qualcuno sarà pure andato sopra le righe, ma resta il rispetto per uno degli eroi che ha scritto in maniera indelebile la storia del club di viale del Fante, centrando esattamente vent’anni fa la storica promozione. L’impresa (salvo colpi di scena) non sembra destinata a ripetersi.
La partenza sprint non è bastata, infatti, per sostenere i ritmi di questo campionato. Come già affermato in più occasioni, il Palermo non è bello e non balla (CLICCA QUI), ma anche quando la piazza si era ormai abituata ai tre punti c’era chi storceva il naso ed eternava tutte le proprie perplessità. Cari “nimici ra cuntintizza“ perché lamentarsi se i risultati arrivano, alla fine non è questo ciò che conta? Ecco, forse proprio questo è stato l’elemento sottovalutato. I palermitani doc avranno immediatamente pensato alla buona mano della Santuzza che per un periodo ha assistito il tecnico e il suo staff. Poi il tracollo su cui neanche il sacro è riuscito a porre più rimedio.
Cosa manca al club siciliano per essere all’altezza di Venezia, Como e Cremonese? I numeri celano sempre la risposta adeguata a ogni dubbio. Intanto le sconfitte. Il Palermo ne ha collezionato ben nove in trenta uscite, sei delle quali al Barbera. Per chi ambisce a qualche gradino in più, il fortino è stato fin troppe volte assediato e conquistato dalla potenze nemiche. Lo dimostrano i dati delle tre concorrenti: tre ko casalinghi per i grigiorossi, due per i lagunari e i lariani. Se i rosa possono tirare un sospiro di sollievo almeno in fase realizzativa, lasciando ampio margine di vantaggio con le lombarde, la stessa cosa non si può dire della retroguardia. I rosa hanno superato la soglia dei quaranta gol incassati alla trentesima giornata, riuscendo a fare anche peggio dell’anno scorso.