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Il momento-no

La pazienza “pelosa” del City e il sostituto che non c’è per la panchina che non traballa mai abbastanza

mercoledì 17 Gennaio 2024

Laperseveranza è spesso riconosciuta come una dimostrazione di forza e coraggio, una bandiera da sventolare con orgoglio e una virtù da custodire gelosamente. Sotto questo punto di vista il City Group non si è mai smentito. La linea del progetto è stata tracciata ed è quella da perseguire. Si, ma quale progetto, di questo passo, resterà in piedi? E se il percorso intrapreso non fosse quello giusto? Il Palermo sembra un Pollicino incapace di ritrovare la sua scia di mollichine che lo aiutino a ritrovare la retta via.

Quattro punti, osservando il bicchiere mezzo pieno, sono le lunghezze che separano il club di viale del Fante dalla medaglia di legno o, con un pizzico di pessimismo, la distanza dal primo piazzamento tra le escluse. Già, perché più che gettare lo sguardo in avanti il problema sembra giungere alle spalle, le acque iniziano a muoversi e le insidie si moltiplicano. I rosa adesso siedono in un traballante settimo posto dallo scenario imprevedibile. L’ambizione non sarà la promozione diretta ma l’asticella, inizialmente tanto criticata, piazzata tra un comodo quarto-quinto con il passare delle giornate appare sempre più lontana.

Il freddo e il gelo di Cittadella non sono mai stati così tanto sotto lo zero. Il soffocante 2-0, inflitto dalla macchina di Gorini, ha gettato il Palermo in una delle bufere di neve più burrascose dall’inizio della nuova era. A dire il vero nessun nuovo elemento discriminante è sgusciato via dal Tombolato: prestazione sottotono, poco fantasia e soprattutto i medesimi errori dettati dalla superficialità. A essere maggiormente delusi sono i sognatori post Cremonese e a fare la differenza è la stanchezza. Quest’ultima, un elemento che a più riprese è stato mascherato dall’amarezza ma che sembra aver preso più i connotati e le sembianze di una vera e propria rassegnazione.

E’ dunque giunto il momento di riscrivere gli obiettivi? No, ma urge modificare l’approccio. L’aquila si è trasformata in un canarino (giusto per citare i prossimi ospiti al Barbera). Si è perso il fuoco negli occhi che distingue una squadra spietata e determinata da una rosa di provincia e dalle basse aspettative. Manca la fame e la ricerca della gloria di chi approda in un universo ambizioso come quello del fondo arabo. Ecco, la partita contro i veneti può riassumersi esattamente così. Una lezione la può impartire la Sampdoria, sconfitta a Venezia ma, al di là del risultato, sempre immersa nel match, fino all’ultimo respiro, e soprattutto in inferiorità numerica.

C’è chi azzarda a un cambio di rotta e a una rivoluzione più decisa e chi aspetta segnali dal mercato. Superata la metà della sessione invernale manca ancora l’atteso esterno destro. Mateju non convince più, Buttaro non è mai rientrato nelle gerarchie e l’adattato Graves, nonostante l’impegno, non potrà spingere a oltranza lungo la fascia. Nel complesso, il tutto si è tramutato (almeno per il momento) in un nulla di fatto che preannuncia risvolti per nulla positivi. Non che i numeri sorridano già. Con 25 reti subite in 20 partite la media non è riconducibile a formazioni di vertice. Tra uno svarione e qualche grillo per la testa, i 90 minuti, da oltre un mese e mezzo, scorrono ormai con non meno di due gol insaccati a partita. L’emergenza in difesa è una delle tante lacune a cui Corini non è riuscito a porre rimedio. Ci riuscirà o avrà ancora abbastanza tempo per provarci?

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