L’oggi che riscrive la storia: se 395 anni fa la peste venne interrotta dal passaggio delle reliquie di Santa Rosalia tra le vie di Palermo, nel 2020, quasi certamente, le celebrazioni e i festeggiamenti del Festino, a causa del Coronavirus, non si svolgeranno come da tradizione.
Voci di corridoio, che si configurano come certezze considerate le norme di restrizione e di isolamento sociale ancora in vigore, arrivano dal Comune di Palermo che, scaduta e non rinnovata al momento la domanda del bando rivolto ai privati, prevede la possibilità di posticipare al 4 settembre, giorno dell’acchianiata, seppur in forma ridotta e ancora da definire, l’omaggio alla Santuzza, la patrona della Città.
In effetti c’è poco da prevedere o valutare: il Festino è la festa più partecipata – stiamo parlando di migliaia e migliaia di partecipanti ogni anno – ed emblema per eccellenza dell’assembramento umano; circostanza impossibile da mettere in considerazione nel bel mezzo di una pandemia.
L’edizione numero 396, dunque, rimarrà nella storia per la sua austerità: niente Carro che, seguito da un fiume umano, attraverserà il Cassaro, passando per i Quattro Canti fino a giungere a Porta Felice.
E niente giochi d’artificio, passeggiata tra le bancarelle, assaggi di anguria ghiacciata o gelato di campagna, degustazioni di babbaluci o di polpo bollito.
Tutto rimandato per gli abituali riti pagani del 14 luglio e non sarà diverso per le celebrazioni religiose dell’indomani, il 15; rinviata al momento anche la tradizionale processione religiosa, con le reliquie della Santuzza, guidata dal Cardinale e seguita dalle decine di Confraternite e dai tanti fedeli, giunti da ogni angolo della Sicilia e non solo.
Insomma per quest’anno la ritualità, sacra e profana, seguirà un altro corso; nel frattempo, quasi in maniera profetica, l’ultimo Carro del Festino, realizzato dai detenuti del carcere Ucciardone, campeggia ancora a Piazza Marina e la Santuzza protegge la città dal cuore del centro storico, non solo dall’alto di Monte Pellegrino.