Trentuno milioni stanziati dal governo nazionale per ristori ai commercianti palermitani sono stati usati dalla giunta Orlando per tappare i ‘buchi’ in bilancio. Quelle somme avrebbero potuto essere destinate a sconti su Tari e Imu alle imprese che hanno subito gravi perdite a causa della pandemia, ma l’amministrazione comunale ha deciso, legittimamente, di non ristorare le attività commerciali per cercare di sistemare in qualche modo i suoi conti.
A mettere la parola fine alla questione, sollevata nei giorni scorsi in un’altra seduta di consiglio, è stato oggi, nel corso dell’assemblea di Sala delle Lapidi on line, il ragioniere generale del comune di Palermo Paolo Bohuslav Basile, il quale ha spiegato che “la finalità principale della norma era quella di consentire ai comuni di compensare le minori entrate durante la pandemia e che i fondi si potevano anche usare per ristorare le attività produttive e commerciali“, con agevolazioni su Tari e Imu.
Presente per l’amministrazione comunale soltanto Sergio Marino, assessore al bilancio, il quale ha detto che “nel 2020 il Comune ha certificato circa 50 milioni tra minori entrate e maggiori spese”.
Con i 31 mln dati dallo Stato il ragioniere generale si è comportato di conseguenza, su indicazione della giunta. Sarebbero disponibili altri 55 milioni per il 2021, in attesa di essere impegnati perché il bilancio di previsione non è stato ancora approvato. Il presidente Orlando ha proposto di destinarli per coprire gli extra costi Rap, 26 milioni spesi per portare i rifiuti nelle discariche del Catanese dopo la saturazione di Bellolampo. Marino si è detto disponibile a prendere in considerazione l’iniziativa e a portarla in Giunta; l’obiettivo è evitare aumenti nella bolletta Tari e proteggere la Rap.