Ad agosto 2025 il Comune di Palermo ha diffuso i dati definitivi sui prezzi al consumo. Un documento che, pagina dopo pagina, racconta l’andamento dell’inflazione in città e che diventa un vero termometro sociale: dentro quelle percentuali e quei grafici si leggono le dinamiche della vita quotidiana delle famiglie, tra spese alimentari, bollette energetiche, servizi e svaghi.

L’indice generale dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale (NIC), calcolato su base comunale, ha registrato nessuna variazione congiunturale rispetto a luglio, mentre la variazione tendenziale, cioè rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, si è attestata a +1,0%, in calo rispetto al +1,2% di luglio. Un dato apparentemente stabile, che però nasconde differenze significative tra beni e servizi, e soprattutto tra le varie divisioni di spesa.
I DATI DI AGOSTO 2025
Inflazione in rallentamento
Il quadro generale disegnato dal report evidenzia un rallentamento dell’inflazione. Nel 2023, il tasso annuo aveva raggiunto punte del 5,7%, alimentato dalla crisi energetica e dalle tensioni internazionali. Nei due anni successivi la curva si è progressivamente abbassata, portandosi attorno all’1% per gran parte del 2024.
Nel 2025 i primi mesi avevano mostrato un leggero aumento, con picchi al 2,3% a marzo. Ma a partire dall’estate si è registrato un nuovo raffreddamento: agosto si chiude così con un incremento dei prezzi al consumo dell’1% rispetto all’anno precedente, in linea con i valori medi nazionali.
La cosiddetta inflazione di fondo, calcolata al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, si mantiene stabile a +1,8%. Un indicatore importante, perché rappresenta la dinamica più strutturale dei prezzi, al riparo dalle oscillazioni dovute a fattori esterni come il costo dell’energia o i raccolti agricoli.
Beni e servizi: due andamenti diversi
Il documento distingue con chiarezza l’andamento dei beni rispetto a quello dei servizi.
I beni hanno registrato ad agosto una variazione tendenziale di +0,5%, in calo rispetto al +0,9% del mese precedente. Dentro questa categoria, però, le differenze sono notevoli: i beni alimentari crescono del 3,6%, mentre i beni energetici segnano un brusco calo del -5,6%. Una dinamica che riflette il rientro dei costi di gas ed elettricità dopo gli anni del caro-bollette.
I servizi, invece, mostrano un andamento più sostenuto: +2,1% rispetto ad agosto 2024. Particolarmente significativi gli aumenti nei trasporti (+2,8%) e nei servizi relativi all’abitazione (+2,1%).
Questa divergenza segnala che, se da un lato le famiglie beneficiano di un alleggerimento delle spese energetiche, dall’altro continuano a pagare di più per viaggi, affitti, servizi culturali e di cura della persona.
Le divisioni di spesa: chi sale e chi scende
Analizzando le singole divisioni di spesa, emerge un quadro variegato.
Rispetto al mese precedente, quattro divisioni sono in aumento, quattro in diminuzione e altre quattro stabili. L’incremento più alto riguarda la voce “Ricreazione, spettacoli e cultura”, con un +0,7%. In calo invece la divisione “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili”, che segna un -1,1%.
Su base annua, invece, nove divisioni risultano in crescita e tre in calo. L’aumento più marcato è quello dei “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+3,8%), seguito da “Bevande alcoliche e tabacchi” (+2,6%) e dai “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+2,5%).
In diminuzione troviamo invece “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (-2,7%), “Comunicazioni” (-2,3%) e “Trasporti” (-0,7%).
Si tratta di un quadro che conferma come, sebbene l’inflazione complessiva resti contenuta, le famiglie percepiscano in maniera differente gli aumenti a seconda dei consumi: la spesa alimentare e le uscite per tempo libero pesano sempre di più, mentre la riduzione dei costi energetici non si traduce ancora in un reale sollievo per i bilanci domestici.
Prodotti e tipologie: i rincari più visibili
Il dettaglio delle tipologie di prodotto mostra alcuni segnali interessanti: un andamento che restituisce l’immagine di un carrello della spesa più caro, a fronte di bollette più leggere e di servizi per la mobilità e il turismo in aumento.
Gli alimentari restano il settore più colpito: frutta (+7,7%), latte e derivati (+5,4%), carni (+4,8%) e dolciumi (+6,6%) trascinano in alto la spesa delle famiglie.
Tra le bevande analcoliche, l’aumento è del 9%, con punte del +21,6% per caffè, tè e cacao.
Sul fronte energia, invece, si registrano riduzioni consistenti: elettricità -8%, gas -5,4%, gasolio da riscaldamento -1,5%.
Nei trasporti, i carburanti calano (-4,4%), ma cresce il costo dei servizi di trasporto: voli aerei (+4,3%), trasporto marittimo (+7,4%), pacchetti vacanza (+7,2%).
Frequenza di acquisto: alta, media e bassa
Un altro indicatore di grande interesse riguarda la frequenza con cui i prodotti vengono acquistati: ciò che le famiglie acquistano più spesso continua ad aumentare, anche se i beni durevoli restano stabili o in lieve crescita.
I beni ad alta frequenza di acquisto (alimentari, carburanti, giornali, ristorazione) hanno segnato un incremento del +2,3% su base annua. È la voce che più influisce sulla percezione quotidiana dell’inflazione, perché tocca direttamente gli acquisti abituali delle famiglie.
I beni a media frequenza (abbigliamento, tariffe elettriche, medicinali, servizi postali e culturali) crescono solo dello +0,1%.
Quelli a bassa frequenza (elettrodomestici, trasporti, apparecchi elettronici) aumentano del +0,5%.
FONTE DATI: Prezzi al consumo di Palermo -Agosto 2025https://www.comune.palermo.it/wp-content/uploads/2025/09/f31fdb18-e592-44c9-95c2-cf3aafa9e190.pdf
Palermo e Italia: una sostanziale convergenza a livello di inflazione e prezzi al consumo
Il confronto con il dato nazionale, riportato nel grafico finale del documento, mostra una sostanziale convergenza. Ad agosto 2025, mentre a Palermo la variazione annua è stata del +1,0%, a livello nazionale si è attestata a +1,6%.
Il capoluogo siciliano, dunque, registra un’inflazione leggermente inferiore alla media italiana, confermando un trend che dura ormai da diversi mesi. Tuttavia, il percorso è stato analogo: un’inflazione in forte calo dal 2023, una stabilizzazione attorno all’1% nel 2024 e una lieve risalita nel 2025, seguita da un nuovo rallentamento negli ultimi mesi estivi.
Per quanto riguarda i dati sui prezzi al consumo emerge evidente che Palermo riflette l’andamento nazionale emerso dall’Istat nei giorni scorsi nella Nota sull’andamento dell’economia pubblicata il 10 settembre. Gli alimentari costano oggi in Italia quasi un terzo in più del 2019, evidenziando che l’aumento è comunque inferiore alla media deI 27 paesi Ue.

“In conseguenza della forte impennata registrata tra la fine del 2021 e i primi mesi del 2023 e al successivo perdurare di una significativa, seppure più moderata, tendenza alla crescita (fenomeni che hanno riguardato l’intera Europa), i prezzi al consumo (indice armonizzato) dei beni alimentari (cibo e bevande non alcoliche) risultano in Italia avere raggiunto a luglio 2025 (ultimo dato disponibile) un livello più elevato del 30,1% rispetto a quello medio del 2019”, comunicava l’Istat.
Nel confronto europeo, tuttavia, la dinamica al rialzo registrata in Italia “appare sensibilmente più contenuta sia rispetto alla media UE27 (+39,2%) sia, tra gli altri principali paesi, rispetto a Germania (+40,3%) e Spagna (+38,2%); nello stesso periodo l’aumento in Francia è stato invece relativamente minore (+27,5%)”, sottolinea l’Istat.
La forte dinamica dei prezzi dei beni alimentari, che rappresentano l’88,5% del totale dei beni inclusi nel carrello della spesa (che comprende beni alimentari e beni per la cura della casa e della persona), ha condizionato l’andamento di questo indice, le cui variazioni tendenziali sono passate dal 3,2% di luglio al 3,5% in agosto.
Si è così ulteriormente ampliato il differenziale d’inflazione tra il carrello della spesa e l’indice complessivo, quest’ultimo influenzato anche dalla dinamica degli energetici: dai 2 decimi di punto a marzo 2025 a 1,9 punti percentuali ad agosto.
Le implicazioni sociali: il carrello è più caro nonostante l’inflazione rallenti
Dietro alle tabelle e ai grafici, c’è la vita concreta dei cittadini. L’aumento dei prezzi alimentari e delle bevande, insieme al costo dei servizi legati alla mobilità e al turismo, impatta direttamente sul budget delle famiglie palermitane.
La riduzione dei costi energetici è senza dubbio una buona notizia, ma non sempre si traduce in un beneficio immediato, soprattutto per chi ha già dovuto fronteggiare negli anni passati spese insostenibili. Allo stesso tempo, la crescita dei prezzi nei settori culturali, ricreativi e della ristorazione evidenzia un problema di accessibilità: molte famiglie rischiano di dover rinunciare a esperienze non essenziali ma fondamentali per la qualità della vita.
Il report di agosto 2025 del Comune di Palermo restituisce l’immagine di un’economia cittadina che, pur in un contesto di inflazione relativamente bassa, continua a presentare squilibri.
Il carrello della spesa è più caro, i servizi culturali e ricreativi costano di più, i trasporti registrano rincari. In parallelo, l’energia e alcune divisioni di spesa mostrano cali importanti. Ne risulta un quadro in cui la media nasconde la realtà quotidiana: i numeri rassicurano, ma le famiglie sentono ancora la pressione.