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A distanza di un anno e mezzo (27 marzo 2018) dalla prima serie di carotaggi per la caratterizzazione dei materiali che hanno interrato l’antico approdo della tonnara di Vergine Maria, il 6 agosto, è stata eseguita una seconda serie di indagini al fine di escludere totalmente la presenza di agenti inquinanti sia nella spiaggia della borgata, che nell’area antistante la tonnara, sito del progetto di recupero dell’antico porticciolo promosso dall’associazione Pro Loco “Nostra Donna del Rotolo” di Vergine Maria in sinergia con il comune di Palermo.
Quest’ultimo prevede il dragaggio del materiale inerte che ha interrato il terreno antistante la tonnara allontanando il mare dai locali del marfaraggio, restituendo alla borgata un porticciolo per attività di piccolo cabotaggio e promuovendo l’antica vocazione marinara rimasta immutata dai tempi delle antiche mattanze ottocentesche.
Le ditte Geo Gav srl di Favara e C.A.D.A. snc di Menfi (AG), aggiudicatarie di un bando ad evidenza pubblica, hanno eseguito le indagini ambientali con estrazione di campioni fino a 4 metri di profondità.
Nella prima serie di carotaggi i risultati delle analisi hanno escluso la presenza di agenti inquinanti e con il completamento di queste caratterizzazioni sarà possibile, con l’ulteriore esclusione di inquinanti, scaricare i materiali inerti del dragaggio del recupero dell’antico porticciolo a rimpinguare la spiaggia a lato soggetta all’erosione degli agenti marini.
Questi lavori si inquadrano nelle prescrizioni di un bando europeo a cui l’Assessorato Mare e Coste del Comune di Palermo ha partecipato per un importo di circa 900.000 euro per consentire la fattibilità economica della realizzazione progettuale. Si attende l’aggiudicazione del finanziamento per il via libera al cantiere e ai lavori di dragaggio.
“Dopo il ‘Sacco di Palermo’ e l’utilizzo di questo territorio per la discarica dei materiali risultanti dalle demolizioni delle ville e dei palazzi per la costruzione dei condomini – dice Giovanni Purpura vicepresidente della Pro loco – questo recupero filologico e conservativo costituisce la prima forma di riscatto e restituzione alla collettività di qualcosa che le è stato violentemente tolto e di un danno ambientale perpetrato per decenni silentemente con il consenso della politica clientelare e delle Amministrazioni di quei tempi”.
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