Nuovi sviluppi sulla Costa Sud di Palermo e l’ex discarica (mammellone) di Acqua dei Corsari.
Pochi giorni fa – dopo le inchieste de ilSicilia.it – finalmente il Comune di Palermo ha ammesso ufficialmente (LEGGI QUI) che «è stata effettivamente verificata la presenza di agenti inquinanti» e quindi ha approvato un progetto di fattibilità da 11 milioni di euro, ottenuti col bando regionale “PO FESR Sicilia 2014-2020 – Asse 6 – Azione 6.2.1”.
Su questo progetto però, Nadia Spallitta, ex consigliera comunale dei Verdi (oggi presidente dell’Associazione Palermo Città Futura) solleva dei dubbi.
A partire dalle gravi assenze nella conferenza dei servizi. “Il progetto – dice la Spallitta a ilSicilia.it – è stato approvato senza gli attori più importanti. Inverosimilmente erano assenti alla riunione i rappresentanti: del Dipartimento Acqua e Rifiuti; dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente; del Genio Civile Opere marittime; della Soprintendenza del mare (“impossibilitata a partecipare per la ristrettezza dei tempi concessi”); della Capitaneria di Porto (“impossibilitata a partecipare per la ristrettezza dei tempi concessi”); dell’ARPA, Agenzia Regionale per la Protezione per l’Ambiente (il Comune ha convocato la Conferenza di servizio l’8 novembre per il 14 novembre); mentre i rappresentanti della Città metropolitana di Palermo che non sono stati nemmeno convocati”.
“Come si fa ad approvare un progetto così, in fretta e furia? E perché erano invece presenti i progettisti? Una procedura singolare e anomala – accusa – che il progetto venga approvata dagli stessi progettisti. Sarebbe stato più corretto riconvocare la conferenza di servizi”.
Ma non basta: secondo l’ex consigliera dei Verdi, ci sarebbero altre perplessità: “L’atto posto alla base dello stanziamento di 11 milioni individua in altri possibili cause l’inquinamento: non parla della discarica, ma del moto ondoso. Il geologo incaricato dell’Analisi del Rischio (AdR) attribuisce al fenomeno della ‘ingressione delle acque marine’ il trasporto e il deposito di elementi inquinanti”.
L’Analisi parla di metalli pesanti quali piombo, arsenico e stagno nel terreno, nel sottosuolo e nella falda, pericolosi per l’uomo.
Ecco cosa scrive il geologo Gandolfo Ilarda: “I processi antropici di produzione di metalli pesanti sono da imputare principalmente alle attività civili ed industriali, nello specifico, detti metalli sono tipici dei processi di combustione dei motori diesel. Si ritiene che un significativo contributo possa essere dato dalla ingressione marina che può configurarsi come vettore di tali sostanze verosimilmente originatesi dalle imbarcazioni che transitano in mare. Discorso analogo, è da sottolineare per quanto riguarda la presenza di alcuni idrocarburi nelle acque di falda”.
Una spiegazione che però sembrerebbe poco esaustiva: il moto ondoso e gli scarichi delle imbarcazioni si concentrano guarda caso solo in quei 280 metri di costa? Mentre tutta la parte del Porto e il resto del litorale di via Messina Marine nessun inquinamento?
Poco realistico. Tanto che la Conferenza di servizi ordina di effettuare “indagini integrative” e approfondimenti sull’ex discarica “nel successivo livello di progettazione definitiva”.
Nello specifico, «il tavolo ha stabilito sulla base del principio di precauzione: di procedere alla ricerca di composti organostannici che non sono stati indagati dalla caratterizzazione eseguita, in quanto parametri non previsti dalla normativa al tempo vigente, ma che possono essere oggetto di indagini integrative come previsto dal bando del PO FESR relativo all’intervento e che risultano necessari per definire in maniera puntuale il rischio…».
Anche perché questa Analisi tiene conto di dati vecchi: sondaggi e carotaggi fatti dalla Sering Ingegneria tra il 2003 e il 2004. Successivamente, nel 2007 è stata svolta «una successiva attività di caratterizzazione da parte della Società Sviluppo Italia Aree Produttive S.p.A (INVITALIA, ndr) delegata dal Commissario per l’Emergenza Rifiuti e la Tutela delle Acque in Sicilia. Gli esiti di tale caratterizzazione, validati dall’ARPA, costituiscono la base della presente Analisi di Rischio».
Nel frattempo, gli anni sono passati e con essi le denunce di associazioni e residenti della zona, per far luce sui rifiuti seppelliti nell’ex mammellone.
Dalla Capitaneria lo scorso aprile avevano detto a ilSicilia.it: «Andremo avanti con le indagini. I rifiuti speciali, seppur assenti in superficie durante i sopralluoghi, potrebbero essere ancora nascosti al di sotto del terreno, coperti da anni di scarichi industriali, edilizi, storicamente noti».
Nadia Spallitta infine chiede: “Siamo sicuri che l’impegnativo intervento di oltre 11 milioni di euro di bonifica del terreno sia quello prioritario e più adeguato?”.
Secondo noi sì, almeno si farà luce una volta per tutte su un tratto di costa da troppo tempo dimenticato e abbandonato al degrado e ai silenzi.
LEGGI ANCHE, LE TAPPE DELL’INCHIESTA:
PARTE 1. Rifiuti speciali e tumori, lo strano caso della Costa Sud. La denuncia: “È una bomba ecologica”
PARTE 2. ESCLUSIVO. Rifiuti speciali e tumori. Capitaneria apre un dossier sulla Costa Sud: l’ipotesi è mandare tutto in Procura
PARTE 3. Costa Sud, rifiuti speciali e tumori: prosegue l’inchiesta. Capitaneria avverte l’Asp e l’Arpa
PARTE 4. Costa Sud, rifiuti speciali e tumori. Le associazioni dei cittadini scrivono al Prefetto
PARTE 5. Costa Sud, dall’Ars ok alle indagini sul “mammellone” di Acqua dei Corsari
PARTE 6 – Costa Sud Palermo, parco “contaminato e a rischio per l’uomo”: il dossier che volevano nascondere