Parte da Palermo “Mafia e pizzo. Pagare non paga”: il libro che rilancia la lotta al racket CLICCA PER IL VIDEO
Maria Calabrese
mercoledì 18 Giugno 2025
Una sala gremita, attenzione alta e parole che arrivano dritte al punto: “pagare il pizzo non è una forma di protezione, ma una trappola che alimenta la mafia e impoverisce il territorio”. È il cuore del messaggio lanciato durante la prima presentazione del libro “Mafia e pizzo. Pagare non paga”, scritto da Elio Sanfilippo e Maurizio Scaglione, ospitata all’Ordine dei Medici di Palermo.
Spazio Cultura, casa editrice da sempre sensibile ai temi civili, ha scelto di dar voce ai due autori per affrontare con decisione un meccanismo ancora profondamente radicato nella realtà economica e sociale siciliana.
“Abbiamo voluto dare voce agli autori perché questo libro approfondisce un tema odiosissimo. Sulla mafia si parla tanto, ma sul pizzo spesso si sorvola. E invece è un fenomeno ancora vivo, che va affrontato con chiarezza”, spiega l’editore Nicola Macaione.
“Sulla mafia si è scritto e detto tanto – sottolineano gli autori – ma questo è un libro che vuole riportare l’attenzione sul racket delle estorsioni. Un fenomeno che resiste, muta, si adatta, ma non è affatto superato. E oggi più che mai, parlarne è necessario”.
Secondo Elio Sanfilippo: “C’è oggi il rischio di un pericoloso abbassamento della guardia. Il racket potrebbe riprendere forza proprio mentre l’opinione pubblica distoglie lo sguardo. Il vero declino di Cosa nostra comincerà quando nessuno pagherà più il pizzo”.
A rafforzare il concetto è Maurizio Scaglione, che denuncia il pericolo di una falsa credenza ancora molto diffusa: “Vogliamo smontare il falso mito secondo cui pagare il pizzo garantirebbe serenità. È esattamente il contrario: si entra in un sistema mafioso che divora risorse, diritti e futuro. Ma oggi lo Stato è pronto a proteggere chi si rifiuta. È cambiata la coscienza, e con essa, anche le possibilità di reagire”.
Il legame tra criminalità organizzata e mondo sanitario è stato al centro dell’intervento del presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo, Toti Amato, che ha spiegato quanto il pizzo rappresenti una minaccia concreta anche in questo ambito: “Purtroppo mafia, pizzo e corruzione causano danni gravi anche alla sanità. Ritardano esami, bloccano l’arrivo delle attrezzature, rallentano tutto. Il danno ricade sul cittadino, che aspetta un’apparecchiatura, un intervento, un farmaco. Spesso noi denunciamo, ma le risposte dalle Procure arrivano tardi, quando i buoi sono già scappati. Tuttavia, il nostro dovere è continuare a parlare e segnalare: il silenzio non è più ammissibile”.
Il messaggio del libro è chiaro: pagare è una scelta, non una necessità. E questa verità è stata rilanciata anche da Nicola Caleca, già magistrato e oggi imprenditore vitivinicolo dell’azienda Tenuta Rapitalà: “Pagare il pizzo non è un reato, ma è una scelta. E oggi, chi lo fa, lo fa sapendo che lo Stato è in grado di proteggere chi si oppone. Non ci sono più alibi. Chi paga, spesso lo fa perché spera in un ritorno. Ma è un’illusione pericolosa. Quel che va detto chiaramente è che oggi chi sceglie la legalità, sceglie anche la libertà”.
Dal fronte istituzionale, è intervenuto anche l’assessore comunale Fabrizio Ferrandelli, che ha ricordato come la mafia continui a infiltrarsi nel tessuto urbano e sociale: “Sì, c’è ancora tanto da fare. La criminalità prova ancora a infiltrarsi nella gestione degli immobili, a mantenere un controllo illegale del territorio, perfino dietro pratiche come le corse clandestine di cavalli. E c’è il rischio di una camorrizzazione dei modelli giovanili: giovani che emulano atteggiamenti criminali, reclutati tra la movida, affascinati da una falsa idea di potere. Ma oggi il Comune è presente, vigila, controlla e toglie terreno all’illegalità”.
A portare la prospettiva del mondo dell’istruzione è stata Antonella Di Bartolo, dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo Sperone–Pertini di Palermo, da anni in prima linea in contesti educativi difficili. Il suo intervento è stato un richiamo netto alla responsabilità collettiva: “Non sono mai abbastanza le occasioni per parlare di mafia. È una questione più che mai attuale. Serve l’impegno di tutte e tutti, a partire dalla cultura. Non bastano le leggi se non si scardinano i comportamenti e le mentalità che ancora oggi rendono la mafia un fenomeno radicato”.
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