A bocce ferme e prima delle elezioni europee di giugno i partiti iniziano a sondare il terreno del consenso.
I due mesi di settembre e ottobre si prospettano veri e propri crocevia di studio e riorganizzazione dopo la lunga pausa estiva. Le elezioni ammnistrative di fine maggio in Sicilia sono state delle sirene di allarme, pronte a evidenziare come gli equilibri politici nell’Isola siano in continuo movimento.
Tra dirette, attacchi e manifesti social adesso con l’autunno sembra anche arrivato il momento di rispolverare la sana, vecchia, convention. Una staffetta di eventi, uno dietro l’altro, utili nel riscrivere la geografia interna delle coalizioni, che non dovranno farsi cogliere impreparate al momento dell’esame finale, fissato nel giugno 2024, in occasione del prossimo turno di voto.
Ma riusciranno i partiti a centrare l’obiettivo?
L’inizio della maratona gravita attorno alla provincia agrigentina. Primo a farne tappa è stato il Pd. E’ infatti calato il sipario sulla “Festa dell’Unità”, andata in scena nel capoluogo e terminata lo scorso sabato, alla presenza della segretaria nazionale Elly Schlein. Tre giornate di dibattiti e confronti su temi molto caldi: dall’immigrazione all’occupazione, dalle nuove generazioni alle future prospettive. A raccogliere il testimone toccherà per prima alla Dc. La Balena bianca è rinata dalle sue ceneri e con il vento in poppa sta rivivendo una nuova era di giovinezza. La “Festa dell’amicizia”, dal 5 al 7 ottobre a Ribera, sarà il momento per celebrare i traguardi raggiunti e adottare uno sguardo più ampio sul futuro. Radunare sostenitori e formare le nuove classi dirigenti avverrà, quindi, nel modo più classico e canonico che esista. Nell’era digitale, che cammina di pari passo con l’astensionismo e la sfiducia verso la classe politica, Cuffaro si è rilanciato nella mischia cercando di proporsi come l’alternativa pronta e aperta a inglobare quella fetta di voti ancora vaganti nel vuoto. Un passo importante è stato mosso in occasione del primo congresso regionale svolto a Palermo giusto qualche settimana fa, in presenza di un nutrito gruppo di giovani sostenitori.
La Democrazia cristiana ripercorre così il cammino intrapreso da Fratelli d’Italia, che con il passare degli anni si è rivelato vincente: una campagna attenta, mirata e radicata nel territorio. La strategia attuata ha premiato i meloniani. In un anno il numero dei tesserati è schizzato alle stelle: 24.132 a fronte dei 5.688 del 2022, segnando un incremento del 419%. Un dato positivo che certifica e conferma la leadership in Sicilia, oltre che a livello nazionale, e affaccia FdI verso una stagione dei congressi cittadini e provinciali le cui aspettative sono chiaramente già altissime. Una pista già spianata con la manifestazione organizzata a Palermo dai gruppi parlamentari della Camera e del Senato, per festeggiare il primo anno di Governo.
Né va dimenticato l’evento, organizzato dal partito di Meloni, “Italia le radici della bellezza. Turismo, Cultura Sport, Enogastronomia”, che si terrà dal 6 all’8 ottobre a Brucoli, con una approfondita riflessione del segmento produttivo di vitale importanza per l’economia siciliana a cui i meloniani si rivolgono con particolare attenzione.
Bisognerà invece attendere il prossimo novembre per rivedere tutto il centrodestra riunito per “Etna ’23 – il meeting del buongoverno”, evento che verrà organizzato da Forza Italia a Taormina. Gli azzurri hanno già fatto tappa a Paestum, in Campania, cercando di ricomporre i pezzi del puzzle dopo la morte di Silvio Berlusconi. L’Isola, per anni roccaforte dei forzisti e ancora oggi laboratorio e terra di riferimento, è stata tra le protagoniste indiscusse. Tante erano infatti figure di spicco presenti, come il presidente Renato Schifani, Marco Falcone, l’assessore all’Economia e commissario per Catania e provincia, o Stefano Pellegrino, presidente dei deputati all’Ars.
La Sicilia si conferma quindi terra di tradizione anche in politica. Il tempo sembra essersi congelato. La comunicazione si è velocemente spostata verso le piattaforme virtuali ma questa traslazione ha avuto gli effetti sperati? Un mezzo più diretto e immediato avrebbe dovuto acciuffare e coinvolgere gli indifferenti. Oggi il tempo della sperimentazione può anche definirsi chiuso e tirando le somme il risultato finale opposto alle aspettative. La sfiducia verso i partiti e i loro leader è cresciuta. Un piccolo passo indietro, verso il passato, e la scelta di ripartire dal territorio potrebbe quindi rivelarsi vincente, andando alla ricerca di un contatto senza filtri o specchi.
Il duello all’ultimo consenso è dunque apertissimo.