Carissimi
E’ dalle sconfitte, grandi o piccole che si costruiscono i successi per il futuro. Siamo arrivati a Pasqua, quale apparente sconfitta più grossa di quella della “Settimana Santa” per i credenti è mai stata data alla futura memoria attraverso le sacre scritture ufficiali e apocrife.
Se ci pensate bene, nella descrizione della “Settimana Santa” ci sono espressi tutti i difetti più grossi all’umanità.
Se non ci fosse stata una Pasqua, così come intesa nella cristianità, non avranno riscattato il sacrificio della morte in croce di nostro Signore Gesù Cristo e qui non è un fatto di fede, poiché anche fossimo legati ad altre convinzioni religiose, la resurrezione assume una grande importanza nella impostazione del credo.
Si cade, si perde, ci si arrende, ci si rialza, a volte si rischia anche di lasciarci la vita, ma la speranza che qualunque sacrificio fatto possa anche superare le apparenti quotidiane sconfitte è ciò che ci dà la forza e l’energia per rialzarci e “risorgere”, anche quando dobbiamo ricominciare da zero e ricostruire su macerie.
Ricordate quello che per molti ancora oggi è stato solo un profeta, mentre per me cristiano è stato qualche cosa di più, una persona molto importante, figlio di una persona altrettanto importante, questo povero giovane cresciuto come tanti altri da due genitori, una casalinga è un artigiano, nello specifico falegname e che già manifesta delle differenze rispetto gli altri bambini (poi i ragazzi) della sua stessa età, che a un certo punto, giunto ai trent’anni, decide di andare in giro, con il suo particolare modo di raccontare che raggiungeva la menti semplici, i cuori di tutti, a predicare l’amore.
Bastò poco per raccogliere attorno a sé tanta gente, ognuna con le proprie aspettative che vedeva in lui la speranza è la soluzione di tutti i loro umani problemi, tanto da ottenere il sold out nei suoi incontri, fino a quella parata lanciata un pò a mo di sfida in Gerusalemme, nell’occasione della domenica che rimase a futura memoria “delle Palme” che non poteva passare inosservata al potere dell’epoca (lo status quo del momento) poiché se la gente avesse creduto realmente a cose semplici, come avrebbero i custodi del sapere mai potuto entrare in concorrenza con questa filosofia e con queste spiegazioni del credo, senza poterne poi gestire l’esclusiva?
Ecco che il limite dell’ essere umano viene fuori in tutto ciò che si chiama l’invidia, poiché è per invidia che Giuda tradisce, motivandolo con un “equo compenso” (trenta denari), che poi finisce per essere disperso sotto l’albero che vedrà fine alla sua disperazione per il pentimento quando non ci sarà più nulla da fare e quando avrà preso consapevolezza di essere stato anche lui utile idiota. Quante volte accade ancora ai giorni d’oggi?
E che dire dei “seguaci” che dal momento dell’arresto, dopo il riconoscimento, in buona parte presero le distanze, dichiarando pure di non conoscerlo o addirittura di essere lì per caso, ad eccezione di uno, il più vicino, l’uomo di fiducia che preso inizialmente dal ruolo, riuscì a rubare una spada e a ferire una delle guardie.
Eppure, essendo stato ormai tutto preventivamente scritto, ogni episodio accaduto, nella volontà di un “progetto” più grande, anche costui sarebbe stato messo davanti alla prova che gli avrebbe posto l’alternativa sul salvare se stesso o rimanere estremamente fedele.
Sappiamo tutti come è andata e di come bastò poco per rinnegare per tre volte in pochissimo tempo chi fino a quel momento aveva rappresentato il suo maestro. Oggi che è difficile trovare un contesto nel quale il gallo canti (addirittura tre volte), quante volte ciò accade ancora?
Anche in questo caso di spergiuro, non ci si saranno poi lacrime che bastano per il pentimento e non basterà l’intera vita per ripagare l’unica debolezza avuta.
Cambieranno gli amici alla luce di questo fatto, la folla sempre nascosta dietro l’alibi dell’anonimato e del gruppo, da grande sostenitrice finirà per diventare la prima accusatrice, a tal punto che davanti alla resa dei conti del sondaggio, pur di cedere al potere dell’attuale vincente, che dietro le quinte tramava per togliere di mezzo questo personaggio scomodo, finirà a sorpresa per scegliere Barabba (un criminale, un personaggio squallido dalla vita spregevole) al nostro incolpevole giovane, nel ballottaggio che ne decreterà la condanna a morte per crocifissione, una pena spropositata per un reato che oggi diremmo d’opinione.
Che dire dei Ponzio Pilato che al giorno d’oggi continuano a lavarsene le mani, pur avendo tutto il potere per essere determinanti nelle vicende, rifuggendo dalle proprie responsabilità, nella speranza che la storia un domani potrà garantire loro, una via di fuga, davanti a insperate difficoltà.
Ed è così che ancora oggi apparenti incolpevoli, ma tacciati di essere voci fuori dal coro, legati alla coerenza e alle guerre di principio, finiscono per essere crocifissi (nella migliore delle ipotesi metaforicamente) dall’opinione pubblica.
Non basterà neanche il rispetto per gli agonizzanti, se i carnefici arriveranno fino anche a dividersi le preziose vesti, tirandole a sorte, unico avere, frutto di sacrificio e dignità del condannato per potere continuare a stare in mezzo alla gente, diremmo in gergo, “come i cristiani”.
L’uomo non riesce a trovare pietà quand’è la legge della natura a governare gli eventi, poiché dimentica che chi oggi è il carnefice, domani è vittima e si illude, per dare ancora un certo credito alle sacre scritture che di contro chi si umilia oggi domani sarà innalzato.
Ed è nel ricordo di questi eventi sacri (pur visti e parafrasati con il massimo rispetto) che riconosco ancora l’uomo del mio tempo e volendo continuare ancora a credere so che domani sorgerà il sole di un’alba di resurrezione a quel punto il sole sorgerà per tutti, anche per chi oggi ha già perso e domani di certo potrà ritornare a vincere avendo fatto tesoro di questa esperienza e mantenendone la futura memoria.
Un abbraccio, Epruno