PALERMO. C’era anche il Dipartimento della Pesca Sicilia ieri pomeriggio all’apertura della Fiera del consumo critico a Palermo. L’obiettivo è portare avanti il progetto sulla creazione di una filiera ittica siciliana.
“L’orientamento al mercato – sostiene Dario Cartabellotta, dirigente del Dipartimento Pesca Sicilia – è una delle cose più importanti che vanno fatte. La riapertura del mercato ittico di Ortigia, a Siracusa, guarda proprio alla realizzazione di questo scopo: quello di riallacciare il rapporto tra il mare ed il consumatore”.
Un progetto che si avvarrà del piano operativo FEAMP Sicilia 2014-2020 – misura 1.43. Tre milioni di euro a disposizione per il rilancio del nuovo mercato ittico.
“Dopo 15 anni di chiusura, – commenta l’assessore comunale alle Attività produttive di Siracusa, Silvia Spadaro – un progetto che diventa strategico sul territorio in termini di forte impulso al comparto pesca ma anche di straordinaria azione di marketing territoriale”. Si tratterà di uno spazio polifunzionale a disposizione sia dei cittadini, adulti e bambini, sia di turisti. “Protagonista sarà la sostenibilità, – prosegue Spadaro – il pescato trasformato, gli eventi ed i percorsi enogastronomici, la formazione per le scuole. Associato al mercato ittico, – aggiunge – ci sarà un progetto didattico dedicato agli chef che porterà alla realizzazione di menù tematici volti alla stagionalità ed alla valorizzazione dei pesci ‘poveri’ ”.
Nella creazione di una filiera ittica siciliana, rientra anche l’aspetto culturale, storico, come quello di riportare e riscoprire gli attrezzi della pesca: “L’uomo tecnologico del dopoguerra – afferma Franco Andaloro dell’ISPRA – ha creato un pescatore senza radici e si è persa la cultura del mare. Un secolo fa 150 specie di pesce venivano catturate e mangiate, oggi il mercato ne richiede soltanto 40 e tutto il consumo, 80%, è solo su 10 specie. Bisogna riscoprire gli antichi attrezzi ed i ‘pesci dimenticati’ : è l’unica strada da percorrere per uscire dal mercato industriale che ha depauperato risorse anziché essere fonte di ricchezza”.