L’assist Cateno De Luca l’ha lanciato a M5S e Pd: facciamo squadra per la presidenza della Regione dopo Schifani ma il candidato sono io (QUI). E’ ancora presto per dire cosa accadrà, ma i selfie tra il leader di Sud chiama Nord e i vertici pentastellati e almeno una battaglia comune (quella contro la norma salva ineleggibili QUI) fanno ipotezzare quanto meno un dialogo QUI. Quanto al Pd, o almeno al Pd di Messina, non ci sono dubbi: #maiconCateno.
I PUNTINI SULLE I
Gli scontri, le dirette facebook contro gli esponenti dem hanno scavato un solco profondo tra l’ex sindaco di Messina e i Pd dello Stretto, con picchi abbastanza roventi durante le amministrative 2022. Ecco perché, prima che a Palermo possa esserci uno sbilanciamento in direzione opposta, il coordinamento provinciale Pd mette i puntini sulle “i” e sgombra il campo da tarallucci e vino.
DE LUCA ALL’ANGOLO
Il partito, sia a livello regionale che locale sta lavorando per costruire un progetto politico alternativo sia al centrodestra che a De Luca. Anzi, a onor del vero, secondo i dem De Luca tutto è tranne l’area alternativa al centrodestra. Semmai, dopo le ultime vicende cerca, in vista delle europee nuove alleanza (QUI) Le recenti dichiarazioni e assist che De Luca che ha rilasciato “sono affermazioni di un leader che, messo all’angolo anche dai suoi fedelissimi, cerca, come già fatto per le scorse europee, di accasarsi con il miglior offerente. Preso in giro da Renzi, tradito dall’on. Musolino e respinto anche da Calenda, adesso cerca maldestramente un abboccamento con gli altri partiti d’opposizione”
Insomma da Messina si alzano le barricate contro un’alleanza che non s’ha da fare. Certo, le prossime Regionali saranno tra 4 anni e da allora di acqua ne sarà passata sotto i ponti. Ma in questo momento il no ad un “fidanzamento” a breve è netto.
IL CASO CROCE
Quanto poi al caso Maurizio Croce, sollevato dal presidente del consiglio comunale Pergolizzi con note trasmesse al prefetto, alla segretaria generale, con la richiesta di decadenza del consigliere eletto in quanto miglior candidato sindaco perdente (QUI), per il Pd è soprattutto un fatto politico. Al netto delle questioni tecnico giuridiche ( assenze ingiustificate e ineleggibilità sopravvenuta), per i dem la questione è politica. Quel tasso di assenteismo di oltre il 90% senza sostanziali motivazioni che non siano quelle dovute al lavoro è un fatto grave politicamente e istituzionalmente. Per il Pd se sei stato eletto come candidato sindaco sconfitto e non assolvi il ruolo di capo dell’opposizione in Aula, hai rinunciato alla tua funzione. “Si dimetta per lasciare spazio a chi vuol impegnarsi per la città”. Insomma più che tecnica è una questione di opportunità.
Per i Pd lo scranno spetta, in caso di decadenza o di dimissioni, all’ex consigliere comunale Alessandro Russo (primo dei non eletti nella lista De Domenico sindaco), in base all’applicazione del quoziente elettorale. In Forza Italia invece si pensa che quel posto debba restare nel centrodestra, alla lista che ha superato la soglia del 5% e quindi debba entrare in Aula Sebastiano Tamà.