Nel decreto Ponte “i costi non sono definiti e non è chiara quale sia la disciplina contrattuale applicabile. Serve vincolare il contraente generale a tempi e costi per rispettare la normativa europea e tutelare l’interesse pubblico”. Così il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Giuseppe Busia, in audizione presso le commissioni riunite Ambiente e Trasporti della Camera. Serve “controllare il subappalto in modo particolare – ha detto – sia per ragioni di legalità che di natura tecnica” e occorre “la verifica delle imprese con la white list e la digitalizzazione della procedura per renderla trasparente e verificabile”.
Definire la disciplina contrattuale applicabile, ha spiegato Busia, “è importante in particolare per quelli che sono gli obblighi del contraente generale. I costi – ha osservato – non sono definiti dal decreto, mentre nel 2012 si subordinava la realizzazione dell’opera alla capacità di garantirne una sostenibilità economica, qui questo non c’è. Occorrerà valutare quali saranno le modifiche e l’impatto economico dell’opera. Vi sono elementi che portano a pensare che l’incremento economico sarà notevole, non solo per l’aumento dei costi delle materie prime, ma anche al tempo trascorso e alla necessità di adeguamenti”.
“La scelta di non effettuare la gara impone di non superare alcuni limiti, anche finanziari del costo dell’opera, e questo dovrà essere visto a distanza di tanto tempo”, ha proseguito Busia, sottolineando la necessità di “inserire una serie di vincoli, in primis il tempo in cui il contraente generale deve essere chiamato a rispettare i tempi di costruzione, legati anche a possibili finanziamenti europei, perché occorre essere stringenti su questo”.
“Inoltre – ha aggiunto Busìa – il decreto fa accettare al pubblico il progetto dei privati, senza chieder loro di rinunciare al contenzioso in corso con lo Stato, e non stabilisce obblighi in capo al contraente generale sui tempi di realizzazione dell’opera, i costi, l’assunzione di tutti i rischi”. “Suggerisco al Parlamento di modificare questa parte, per non favorire eccessivamente un privato, che è già stato ampiamente posto in vantaggio dalla decisione di non fare la gara, accettando il vecchio progetto del 2011 di loro proprietà”, ha rimarcato. “Attenzione, però, che la decisione di non fare la gara sta in piedi rispettando i vincoli europei solo se non si aumentano i costi oltre il 50% di quanto originariamente previsto (4 miliardi e 300 milioni nel 2002, saliti a 8 miliardi nel 2011). Altrimenti le decisioni del contraente privato potranno comportare oneri nuovi e sconosciuti per lo Stato. E’ lo stesso soggetto che detiene il progetto, che dice allo Stato cosa modificare, stabilendo quindi i costi. Io suggerisco al Parlamento di modificare questa parte”.
“Chiediamo inoltre – ha concluso Busia – di inserire nel decreto obblighi precisi in capo al contraente generale, sui tempi di realizzazione, sui costi, sull’assunzione dei rischi, e anche di controllare gli eventuali subappalti, così da evitare nocivi subappalti a cascata. Chiediamo, inoltre, che l’intero iter dell’opera sia trasparente e controllabile”.