Con l’avvio della campagna elettorale si è riaperto il fronte sul Ponte dello Stretto e la legislatura, su questa tematica, si conclude così com’è cominciata, tra pontisti, nopontisti e “sì ma facciamolo dopo”.
Ieri alla Camera infatti è stato bocciato per soli 6 voti, l’ordine del giorno presentato da Matilde Siracusano e sottoscritto dal centrodestra, che chiedeva al governo di fermare il nuovo studio di fattibilità commissionato ad Rfi ed il cui esito si avrà non prima della metà del 2023. Studio che rappresenta solo l’ultima puntata di una serie di strategie volte a rinviare la scelta definitiva. L’odg al decreto infrastrutture, in questi giorni all’esame di Montecitorio, è stato votato in maniera compatta da tutto il centrodestra, ma è colato a picco per i voti contrari (Pd e 5stelle). Non è passato per un soffio, appena 6 voti, ma tanto è bastato per far tuonare i parlamentari siciliani e calabresi che si sono battuti nel corso di questo mandato per la realizzazione dell’opera.
“Durante il mio intervento ho spiegato la ratio della mia proposta– ha dichiarato Matilde Siracusano– È davvero assurdo, infatti, che l’esecutivo e il ministro Giovannini abbiano deciso di appaltare un nuovo studio per un Ponte a più campate – ipotesi già respinta diverse volte nel recente passato – impiegando tra l’altro circa 50 milioni di euro di risorse pubbliche per questo lavoro”.
Facendo un passo indietro infatti occorre ricordare che durante il governo Conte II la questione Ponte era tornata all’attenzione del dibattito e la ministra De Micheli, che ipotizzò all’epoca persino una sorta di pista ciclabile tra le due sponde, demandò la querelle ad una Commissione ad hoc. La decisione scatenò le reazioni del centrodestra che la considerarono una strategia, l’ennesima, per perdere tempo.
Mentre la Commissione “studiava” l’allora vice ministro pentastellato Cancelleri inserì nel dibattito l’idea di un tunnel sotto lo Stretto in alternativa al Ponte.
Conclusi i lavori della Commissione toccò al ministro Giovannini uscire dal cilindro l’idea di affidare ad Rfi, al costo di 50 milioni di euro, un nuovo studio di fattibilità per decidere, oltre mezzo secolo dopo l’inizio della telenovela, tra le ipotesi di un Ponte a una campata, a più campate o un tunnel. Studio che sarà ultimato non prima del 2023.
“Con il mio odg- spiega la Siracusano– chiedevo di sospendere questo studio di fattibilità – che dovrebbe terminare addirittura nel 2023 -, di riprendere il vecchio progetto immediatamente cantierabile ad un’unica campata, e di utilizzare i finanziamenti messi il campo per un suo veloce aggiornamento. Il governo non ha preso posizione e si è rimesso all’Aula. Il centrodestra ha votato compattamente a favore, mentre Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Leu hanno votato contro Oggi dal Parlamento poteva arrivare un bel segnale, così non è stato a causa della scelta della sinistra, che non ci sorprende neanche tanto. È bene comunque che a 50 giorni dalle elezioni politiche del prossimo 25 settembre ci sia stato un momento di chiarezza su questo tema. I cittadini, in particolar modo quelli siciliani e calabresi, sapranno giudicare”.
Sulla questione è intervenuto anche il parlamentare di Prima l’Italia Nino Germanà che ha sparato a zero sul ministro Giovannini e ha ricordato l’importanza del Ponte per tutto il Meridione , nonché il collega di partito Alessandro Pagano nell’immediatezza della bocciatura.
Sul fronte opposto, quello del Pd ha detto la sua anche il parlamentare Pietro Navarra, che è tra i dem favorevoli al Ponte.
“Oggi, alla Camera dei Deputati, , ho assistito, con un certo stupore (non partecipando al voto), a un dibattito surreale su un ordine del giorno inerente la realizzazione del Ponte sullo Stretto nel quale a risultare sconfitto, oltre ai protagonisti del dibattito, è stata, purtroppo, ancora una volta l’opera infrastrutturale”.
Navarra ricorda d’aver scritto proprio lui il passaggio sull’importanza della realizzazione di una “infrastruttura stabile per l’attraversamento veloce dello Stretto” nel documento in cui la Camera dei Deputati ha indicato al Governo (all’epoca Ministro dei Trasporti era Paola De Micheli) gli obiettivi strategici da raggiungere con il PNRR. Sulla spinta di quel documento la ministra De Micheli decise di commissionare uno studio indipendente per verificare se e come realizzare l’opera infrastrutturale tra tre possibili alternative: ponte a una campata, a più campate e tunnel sottomarino.
“L’analisi della commissione ministeriale escludeva il tunnel e sosteneva l’importanza di realizzare il ponte, raccomandando uno studio di fattibilità su quest’ultima ipotesi- prosegue Navarra– Il Governo ha commissionato lo studio a Rfi e sarà consegnato entro l’anno. Toccherà poi al Governo finanziare e realizzare il Ponte sullo Stretto nei termini che gli esperti di Rfi indicheranno nella loro analisi. Continuo ad essere per il Ponte, ma per un Ponte che stia tecnicamente in piedi sia dal punto di vista finanziario che ingegneristico. Il resto lo lascio ai vuoti slogan di campagna elettorale che nulla hanno a che fare con l’atteggiamento pragmatico e competente di chi le cose le vuole fare davvero”.