Fra le conseguenze politiche più immediate che potrebbe avere il voto europeo del 26 maggio ci sono quelle sul governo regionale siciliano.
Che l’esecutivo di Musumeci dopo le elezioni si darà una rinfrescata con un rimpasto in giunta, non è mistero e lo si sapeva da tempo, ma l’esito delle urne potrebbe dare un’accelerata a questo processo e soprattutto, riservare l’apertura di nuovi scenari, che fino a ieri erano per lo più ascrivibili a mere voci di corridoio o a indiscrezioni giornalistiche. Un effetto clamoroso, potrebbe, infatti, essere l’ingresso della Lega nel governo della Regione.
Il partito di Matteo Salvini alle scorse regionali era riuscito a far eleggere un solo parlamentare a Sala d’Ercole, ma è chiaro che l’assetto politico attuale è radicalmente diverso rispetto a quello del novembre 2017: l’exploit della Lega alle elezioni europee e l’ottimo risultato conseguito in Sicilia – dove ha superato il 20 per cento dei consensi – infatti, difficilmente possono lasciare Musumeci indifferente. Soprattutto alla luce del fatto che i mutati equilibri nazionali e l’inevitabile peso ulteriore che la Lega conseguirà nei prossimi mesi sulle scelte del governo nazionale, potrebbero favorire un dialogo più costruttivo fra l’esecutivo di Palazzo d’Orleans e Roma, che in questo anno è stato altalenante e discontinuo. Un apporto, quello della Lega, che dunque non sarebbe fondato sui numeri della maggioranza nel parlamento regionale che resterebbero immutati, ma sull’influenza politica che questo potrebbe riservare.
Un dialogo o, meglio, un’intesa strutturata, è, infatti, proprio quello che starebbe cercando il governatore siciliano, che proprio oggi ha auspicato una “più forte interlocuzione con Roma” e “un governo nazionale rigenerato e legittimato dal consenso popolare”; un governo, sempre per dirla con le parole di Musumeci, “che non deve guardare alla Sicilia con spirito fazioso, come ha fatto qualche ministro negli ultimi mesi” e il riferimento al Movimento 5 stelle è più che evidente.
Insomma, se Palermo chiama Roma risponde? Di certo la Lega peserà con attenzione un’eventuale offerta di entrare al governo della Regione, soprattutto alla luce degli indici di gradimento che danno l’esecutivo siciliano all’ultimo posto fra i governatori italiani (i primi tre invece sono tutti del Carroccio). Il rafforzamento dell’azione di governo con assessori leghisti, comunque potrebbe non essere un’ipotesi remota. Dal canto suo, infatti, il commissario siciliano della Lega Stefano Candiani (sottosegretario al Ministero dell’Interno) non ha mai chiuso la porta, ribadendo spesso con forza che il partito di Matteo Salvini non rivendica poltrone. Ma con altrettanta chiarezza, lo stesso Candiani in più di un’occasione si è detto disponibile ad aiutare Musumeci a meglio caratterizzare l’azione politica della Regione su temi concreti come i trasporti e l’utilizzo dei fondi europei, chiedendo però una “discontinuità con il passato“.
Bisognerà capire come si possa conciliare un eventuale ingresso leghista nel governo regionale con le posizioni siciliane di Forza Italia, che vede nel presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè un solido alleato di Musumeci, e, al contempo, uno dei principali avversari di Matteo Salvini. Un nodo non di poco conto, soprattutto se si tenga conto del fatto che quella “discontinuità con il passato” richiesta dalla Lega al governo regionale, in parte fa riferimento proprio all’insofferenza rispetto all’influenza politica di Miccichè sulla Regione Siciliana.
Insomma, grandi manovre all’orizzonte in vista del prossimo rimpasto di governo a Palazzo d’Orleans, che potrebbe colorarsi un po’ anche di verde… Sempre che si possano smussare gli angoli e abbassare i toni dei mesi scorsi.