Un giro di droga fra la Sicilia, Milano, la Spagna e il Marocco. Un gruppo di fedelissimi di Matteo Messina Denaro con affari loschi fuori dall’Isola e sullo sfondo l’imprendibile primula rossa della mafia. Tre persone sono state arrestate oggi nell’ambito di un’inchiesta della Procura distrettuale di Palermo su una associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti che ha operato sotto l’egida di Cosa nostra siciliana e all’ombra del latitante Matteo Messina Denaro.
Tra gli arrestati figura il 73enne Antonio Messina, anziano massone ed ex avvocato trapanese da anni residente a Bologna. Per ragioni di età, è stato posto ai domiciliari. Oltre a lui, in manette sono finiti Giacomo Tamburello, 59 anni, e Nicolò Mistretta, di 64.
Nelle intercettazioni, una conversazione fra Messina e Giuseppe Fidanzati, figlio dell’ex boss dell’Acquasanta, nella quale si parlerebbe di Matteo Messina Denaro, “Iddu“, che sarebbe partito dalla stazione di Trapani in treno e si sarebbe fatto accompagnare a bordo di una Mercedes da “Mimmu” (identificato in Domenico Scimonelli).
L’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip è stata eseguita da carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani e da militari del Gico del nucleo di Polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Palermo. All’alba di oggi in tutto il territorio nazionale sono state eseguite decine di perquisizioni, che hanno visto impiegati oltre 100 militari dell’Arma e delle Fiamme gialle, supportati da unità cinofile, e hanno riguardato abitazioni e luoghi nella disponibilità degli indagati.
Il massone, ex avvocato, Antonio Messina, è un volto noto a Campobello di Mazara, in provincia di Trapani, e anche alle forze dell’ordine. L’uomo fu già condannato per traffico di droga negli anni Novanta. In quel processo erano imputati anche l’ex sindaco del Comune di Castelvetrano Antonio Vaccarino e due uomini di Cosa nostra, Nunzio Spezia e Franco Luppino. Messina, anni fa sarebbe stato indicato dai collaboratori di giustizia Rosario Spatola e Vincenzo Calcara come mandante per l’omicidio del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto. Per il delitto sono stati condannati Totò Riina e Mariano Agate, mentre Messina fu scagionato. Messina è poi stato radiato dall’ordine degli avvocati.