L’addio, almeno per il momento, alla reintroduzione delle ex Province siciliane apre la strada alle elezioni di secondo livello: a votare sarebbero solo i sindaci e i consiglieri comunali di ciascun comune della Provincia interessata. Alla scadenza dei commissariamenti la Regione non può che dare attuazione alla legge Delrio. E’ un dato incontrovertibile.
Un atto dovuto, soprattutto per superare la fase dei commissariamenti in corso da oltre 10 anni e per colmare il vuoto politico che ne deriva.
Mario Emanuele Alvano, segretario generale di Anci Sicilia, ne è convinto. Le questioni sono due: avere un mandato e istituire un coordinamento istituzionale per affrontare in maniera integrata e allineata la gestione dei servizi e delle funzioni all’interno dei vari livelli di governo. E oggi l’assenza della continuità istituzionale, che l’ente intermedio può garantire, pesa su chi è chiamato ad amministrare, in particolare i comuni.
“Lo diciamo da anni che bisogna dire basta ai commissari. Li ringraziamo per il ruolo che hanno svolto per tutto questo tempo, ma per definizione non possono gestire un ente con la stessa prospettiva con cui lo gestisce un organismo elettivo, a prescindere dal fatto che si tratti di elezioni di primo o di secondo livello”.
E’ un dettaglio sostanziale che va valutato alla luce della gestione di un mandato più ampio, rispetto a chi ha ricevuto una investitura seppur con una elezione di secondo livello, capace di attivare direttamente un contatto con i territori e con i singoli sindaci. Il rapporto tra le competenze delle Province (gli enti di aria vasta) e quelle dei Comuni è molto stretto e che si evidenzia in una serie di ambiti rilevanti: come la sicurezza, i rifiuti, la manutenzione delle strade provinciali, la gestione delle scuole.
Si tratta del “Coordinamento di tutta la filiera istituzionale (Comuni, Province, Regione) grazie al quale si possono affrontare con completezza tutti i macro temi che riguardano la Sicilia. Se teniamo puliti i centri urbani e poi abbiamo lunghe file di rifiuti sulle strade provinciali, evidentemente c’è un problema. E’ chiaro che non è un problema dei commissari, tuttavia un tema così delicato viene affrontato in maniera molto più efficace in presenza di una investitura e se c’è poi la volontà di instaurare con i sindaci un coordinamento diretto. Nel caso delle elezioni di secondo livello, per il sistema elettorale, questo tipo di rapporto è quasi automatico: vengono eletti i rappresentanti eletti all’interno dei comuni, quindi il raccordo è quasi scontato”.
Mettere in atto le elezioni di secondo livello non è scelta ideologica, bensì pragmatica- ribadisce- “Visto che non c’è una riforma, quale alternativa abbiamo? Diversamente dovremmo rimanere ‘vita natural durante’ con i commissari”.
Poi, la possibilità di provvedere alla nomina di commissari esterni non è neanche la giusta soluzione, secondo Alvano la logica del commissariamento si traduce in un fatto transitorio per un breve periodo e per specifiche ragioni, in attesa che vi sia una possibilità di individuare degli organi eletti con un pieno mandato. “Più dura un commissariamento, più si contraddice la funzione e l’idea per cui è stato pensato. E noi siamo in maniera abnorme al di fuori di quel meccanismo”.
L’idea è quella di ripresentare la riforma a Sala d’Ercole, ma il punto rimane lo stesso: “Una scelta va fatta, dobbiamo uscire dal limbo”.