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Al Museo Archeologico Antonio Salinas le statue classiche sognano e rivivono in dialogo con l’arte contemporanea in un’occasione particolare.
Il tempo che separa dall’apertura degli ultimi due piani del Museo sarà, infatti, occasione per aggiungere “altra arte” alla sala ipostila, o Sala delle Colonne, restituita alla città.
Il Museo Salinas ha scelto di affidare a un artista il ruolo di art director per questo progetto.
Sarà Mimmo Rubino, attivo nel campo dell’arte pubblica e urbana, noto anche come Rub Kandy, a proporre nuove e originali idee di opere d’arte in progress.
Gli spazi restaurati
Il restauro ha riportato alla luce ambienti del secentesco monastero dei Padri Filippini.
I lavori iniziarono nel primo quarto del ‘600 su progetto di Mariano Smiriglio, tra cui la sala dove è visibile uno straordinario soffitto in legno dipinto, scoperto durante i lavori.
Era un ambiente in cui i monaci si riunivano dopo il pasto consumato nel refettorio, l’attuale Sala delle Metope, a cui questo primo piano era collegato. Recuperata anche l’apertura a lunetta che si affaccia sulla sala sottostante.
Un’ala del Museo mai vista prima
Tra queste nuove sale del Salinas, non definitivamente allestite, prende vita un insolito racconto, in cui si intrecciano archeologia e arte contemporanea.
Tessuti evanescenti, ceramiche astratte, suoni elettronici, fotografie e immagini in dissolvenza; e poi ancora ritratti marmorei, disegni, sculture bronzee, manufatti d’uso quotidiano o con funzione rituale.
Tutti insieme compongono una sorta di fantasmagoria, di cui le statue e i reperti sono parte attiva, memoria antica e sempre vitale nella costante evoluzione del Museo.
Il racconto intessuto intorno a opere e spazi è frutto di una suggestione poetica: le statue antiche, immerse nel silenzio di corridoi, depositi, magazzini, sale sigillate, sprofondano in un sonno carico di sogni, memorie, allucinazioni e desideri, tra scampoli del loro passato e acrobazie visionarie.
Le opere contemporanee, le apparizioni evanescenti, le stesse sale del museo, i simboli riemersi e i miti evocati, sembrano arrivare da quest’esercito di simulacri a riposo; in attesa di essere riscoperti e interrogati.
“Quando le statue sognano” riporta al presente alcuni archetipi inesauribili, tra i quali l’Uomo, la Natura, il Sacro, restituiti ed elaborati fra opere della collezione e opere contemporanee.
Gli artisti e le opere
Il percorso si apre con una preziosa serie di scatti di Ferdinando Scianna realizzati proprio al Salinas nel 1984.
Protagonista ne è Jorge Luis Borges, anziano e già cieco, mentre sfiora alcune statue della collezione, nel tentativo di “vederle” con le mani.
Lungo il percorso si alternano poi le opere contemporanee di Alessandro Roma, 108/Guido Bisagni e Fabio Sandri, in dialogo con alcuni reperti delle collezioni archeologiche.
Presenti anche due anteprime del futuro allestimento.
Nella Stanza del Mosaico la straordinaria Menade Farnese, esposta in rare occasioni, valorizzata qui da una collocazione dal forte impatto visivo; mentre nel prolungamento della Sala Ipostila sarà visibile il maestoso Ariete bronzeo da Siracusa, donato al museo da re Vittorio Emanuele II.
Al loro debutto le teste votive di Cales, da un’affascinante serie di ex voto in terracotta (IV-II secolo a.C): acquisite a metà Ottocento dal Museo della Regia Università di Palermo, non erano mai state esposte.
Ed è proprio l’Ariete a ispirare due delle opere esposte da 108/Guido Bisagni, artista visivo e sonoro con un linguaggio nutrito di astrazioni.
Meccanica Intangibile (2019) è un dittico su carta dedicato al concetto di doppio e di tensione tra opposti, in cui la forma dell’animale, l’evocazione del suo gemello distrutto e la potenza della sua rappresentazione diventano esercizio di astrazione pura.
L’ariete (2019) è invece il suo primo libro d’artista in copia unica, interamente realizzato a mano, composto da 60 disegni a inchiostro. Un processo creativo che si avvicina, secondo l’artista, a un moderno rituale misterico.
Completano il corpus quattro tracce sonore che realizzano un sound scape chiaroscurale, vespertino.
Alessandro Roma, invece, espone una serie di ceramiche variopinte ispirate a temi naturalistici.
Un’idea di archeologia fantastica, protagonista di sogni e memorie, che le stesse statue, nel silenzio, sembrano coltivare.
E sempre la Menade Farnese è fonte di ispirazione per il lavoro, tra gli altri, di Fabio Sandri, che in Menade (2019) realizza un ritratto della celebre scultura, assemblando quattro immagini storiche corrispondenti alle quattro tappe del lungo viaggio che, tra il ‘500 e gli anni‘50 del secolo scorso, ha condotto la monumentale statua fino a Palermo.
Progetti collaterali
Accompagna la mostra Interludi, un programma di appuntamenti che si svilupperà nel corso del 2020, in cui un’opera selezionata dai depositi del Museo, in attesa di approdare al nuovo allestimento, dialogherà col progetto di un artista contemporaneo.
Il ciclo si inaugurerà con la fotografa Roselena Ramistella e la sua serie Ritratto di famiglia.