Sono 10 i cittadini extracomunitari indagati ai quali la Guardia di finanza di Ragusa impegnata nell’operazione “Dark money” ha notificato gli avvisi di conclusione indagini per un giro da otto milioni di euro in un paio d’anni. Questa la stima prudenziale di un giro di denaro trasferito con modalità illecite e scoperto dal nucleo di polizia economica e finanziaria, le cui indagini sono state coordinate dalla procura di Ragusa con il sostituto Santo Fornasier.
La base era nel Ragusano tra Acate, Vittoria, Scicli e Santa Croce Camerina dove la comunità tunisina è molto presente. Circa 200 i soggetti titolari di carte prepagate sulle quali operavano circa 1.300 persone, con 4.500 operazioni molto più che sospette, rilevate ma effettuate in diverse città italiane prevalentemente di confine.
Il sistema utilizzato dagli indagati, tutti tunisini, era quello di trasferire ingenti somme di denaro con operazioni sotto soglia per evitare i controlli imposti dal sistema antiriciclaggio. Una volta proceduto alla ricarica delle carte prepagate ed accumulata la “provvista”, le carte venivano svuotate con operazioni di trasferimento attraverso una piattaforma online di una società con sede nell’isola di Man, paradiso fiscale, e da qual momento se ne perdevano le tracce. Una ingente quantità di denaro che veniva raccolta, e che a quanto emergerebbe dalle indagini della procura iblea, sarebbe stata gestita attraverso la “hawala” una sorta di intermediazione non normata, presente nella legge islamica e che nel corso degli anni ha preoccupato non poco, sia per la effettiva destinazione dei fondi così raccolti sia per il rischio che gli stessi possano finanziare terrorismo o attività illecite.
Gli uomini del Comando provinciale delle fiamme gialle guidati dal colonnello Giorgio Salerno e del nucleo di polizia economico e finanziaria del comandante Luigi De Gregorio hanno individuato le carte prepagate collegate a codici fiscali di tunisini, in alcuni casi ignari, gestite in una sorta di sistema finanziario e creditizio parallelo e destinate a complici in Tunisia che avevano la funzione di ‘collettori’. Solo nel Ragusano supera i 2 milioni di euro il giro d’affari ricostruito ma in tutta Italia il conto arriva a poco meno di 8 milioni di euro in due anni, parcellizzati in un nugolo di operazioni che confluivano nella piattaforma estera.
Le dieci persone individuate dalla Guardia di finanza e raggiunte dall’avviso di conclusione indagine sono a diverso titolo accusate di avere messo in piedi una associazione criminale per il trasferimento di denaro, operando illecitamente in materia bancaria e creditizia, effettuando raccolta di denaro e cambio valuta, utilizzo indebito di carte prepagate intestate ad altri e prestando denaro a titolo oneroso. L’indagine si e’ avvalsa anche dell’analisi dell’Unita’ di informazione finanziaria di Banca d’Italia e del Nucleo speciale di polizia valutaria delle Fiamme gialle di Roma.