Incompiuta, come un quadro dell’impressionismo francese. Rap, società Partecipata che si occupa della raccolta dei rifiuti a Palermo, non sembra avere ancora una tinta unica. L’azienda del presidente Giuseppe Todaro continua ad avere problemi sotto il profilo economico ed organizzativo. I dieci milioni di passivo del bilancio 2023 preoccupano non solo i vertici aziendali ma soprattutto il Collegio Sindacale, organo di controllo ricevuto dalla III Commissione Consiliare del Comune di Palermo. A rappresentarlo Maria Lo Castro, la quale ha sostituito nel ruolo l’uscente Dario Allegra. I problemi sono tanti. Alcuni di lungo corso, altri contingenti. Ma la somma di tutti questi fattori rischia di mandare a fondo una barca che si muove in acque tempestose.
Il bilancio 2023 rimane un problema
Sabrina Figuccia, Concetta Amella e Massimo Giaconia hanno ascoltato i tecnici di Rap sulle difficoltà attraversate dall’azienda, a cominciare dal pesante passivo con cui si è chiuso il bilancio 2023 di Rap. Al momento, il Socio Unico (ovvero il Comune di Palermo) non si è ancora seduto al tavolo con la propria società Partecipata per ufficializzare la volontà di rimpinguare l’attivo aziendale attraverso l’inserimento di alcuni nuovi immobili. L’idea, al momento ufficiosa, è quella di attribuire a Rap la proprietà non solo di Palazzo Cairoli ma anche di quattro CCR (Minutilla, Lennon, viale dei Picciotti e Nicoletti).
Un tesoretto che dovrebbe oscillare fra gli 8 e i 9 milioni di euro. La parte restante dovrebbe arrivare attraverso il ricorso ad un fondo accantonamenti ad hoc. “Vorremmo capire cosa aspetta il Comune a concretizzare le promesse – sottolinea il consigliere comunale Massimo Giaconia -. La mancanza di risposte rischia di creare nella cittadinanza un’immagine negativa che potrebbe inficiare non solo sulla percezione che i palermitani hanno del lavoro svolto dai dipendenti della Rap, ma anche sul futuro e sulla continuità aziendale“.
L’avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate
Un altro fattore preoccupante a livello economico è rappresentato da un avviso di accertamento notificato a Rap dall’Agenzia delle Entrate. La cartella riguarderebbe le tasse che, secondo l’ente tributario, Rap avrebbe dovuto versare rispetto ad un’entrata complessiva da 11 milioni di euro che l’azienda ha chiesto al Comune di Palermo sugli extracosti sostenuti per le spese di gestione della raccolta dei rifiuti. Una cifra che, a quanto riportato dal Collegio Sindacale alla III Commissione, la società non avrebbe mai ricevuto da Palazzo delle Aquile. Fatto per il quale l’ente di controllo di Rap avrebbe palesato l’intenzione di fare ricorso affidandosi ad un superconsulente esterno, ovvero il tributarista Roberto Pignatone. In tempi di vacche magre come queste per i bilanci aziendali, evitare spese impreviste è una sorta di mantra per la società Partecipata.
Gli inidonei di Rap a rischio licenziamento
C’è poi la questione relativa agli inidonei. Una decina di lavoratori che, per motivi di salute, non sono più in grado di eseguire le mansioni per le quali sono stati assunti. A tal proposito, secondo quanto riferito dal Collegio Sindacale in III Commissione, ci sarebbe il rischio di non poter impiegare tali risorse umane in altri impieghi. Fatto che potrebbe portare in extrema ratio anche ad un loro licenziamento. In pratica, proprio nel periodo nel quale Rap è tornata ad assumere dopo una perdita di 1000 unità in dieci anni, c’è il rischio che tale percorso subisca una battuta d’arresto inversa.