Il governatore siciliano esce un po’ in affanno ma sano dalla maratona finanziaria, nonostante le avvisaglie di una crisi di governo e la maggioranza che in Aula in più di un’occasione è mancata.
Spie di un centrodestra che di fatto arranca in Sicilia e di una situazione politica ancora da definire. Forse, per tutte queste ragioni, Nello Musumeci allontana adesso la possibilità di un rimpasto in giunta regionale (“il rimpasto in questo momento non è all’ordine del giorno”.), anche perché a questo punto è probabile che questo avverrà dopo le elezioni europee di maggio.
Infatti, il presidente della Regione per cambiare alcuni assessori della sua giunta di governo starebbe aspettando l’esito delle urne. Questo gli consentirebbe di capire quali saranno i mutati assetti, soprattutto rispetto alla Lega, che in Sicilia potrebbe ottenere risultati consistenti, ma anche a Forza Italia, il partito del presidente Ars Miccichè, e ai centristi dell’Udc che in Giunta hanno un loro peso non indifferente. Tutte variabili che Musumeci valuterà con molta attenzione, non soltanto nel suo ruolo di governatore siciliano, ma anche da leader di “Diventerà bellissima“, movimento che attende ancora di sapere quale sarà il proprio futuro.
Il confronto con il governo nazionale e con l’Ue, del resto è imprescindibile in questo quadro e a confermarlo è lo stesso Musumeci: “La Sicilia, per fortuna, non gioca la sua partita su questo bilancio: ci attende nei prossimi anni l’investimento di oltre 4 miliardi di fondi extra regionali a nostra disposizione”.
Musumeci evidenzia come il bilancio predisposto dal Governo regionale fosse quello consegnato all’Ars il 20 dicembre, cioè prima della decisione definitiva della magistratura contabile che costringe ls Regione a coprire un disavanzo da 2,1 miliardi di euro. “Quando ti arriva una sentenza a metà gennaio – sottolinea il presidente – che dice di cancellare 380 milioni in due anni neppure Luigi Einaudi potrebbe trovare una soluzione accettabile. E meno male che il restante miliardo e 600 milioni lo si potrà spalmare in trent’anni grazie all’accordo raggiunto dal nostro governo con lo Stato”.
“Fa rabbia constatare che a dicembre avevamo previsto una dotazione razionale per tutti i capitoli piu’ sensibili – trasporto pubblico, consorzi di bonifica, forestali, teatri, Esa, Pip – e poi ci siamo ritrovati un coltello puntato al collo che ci diceva di tagliare subito 191 milioni ed altrettanti nel bilancio 2020. Una rabbia ancora maggiore se si pensa che si tratta di una contestazione relativa al bilancio del 2015 e quindi di un governo che non era il mio”.