E’ probabile che la Sicilia inizi il 2023 con la “gestione provvisoria”: significa che la Regione provvederà al solo pagamento delle spese obbligatorie (tra queste personale, sanità) al contrario dell’esercizio provvisorio che permette anche le spese ordinarie, ma in dodicesimi.
“Sarebbe stato meglio approvare almeno l’esercizio provvisorio entro il 31 dicembre, avremmo dato un segnale ai siciliani”, commenta Nuccio Di Paola, il coordinatore del M5S in Sicilia, che ha presieduto i lavori d’aula di ieri, durante la discussione del ddl di assestamento di bilancio esposto a Sala d’Ercole dall’assessore all’Economia, Marco Falcone. La questione è: perché correre contro il tempo, sapendo a priori che non ci sarebbero stati i margini per approvare la manovra finanziaria entro la fine dell’anno.
“Tratteremo l’esercizio provvisorio dal 3 gennaio in poi e penso che potremmo approvarlo entro i primi 10 giorni del 2023, purché l’operazione sia snella. Operazione che passerà soltanto dalla commissione bilancio, quindi per i primi giorni dell’anno andremo in gestione provvisoria. L’iter per la manovra è molto più lungo, mi aspetto l’approvazione entro la fine di febbraio. Prima non credo. E’ una continuità di esercizi provvisori è il sesto anno per Regione, anche se l’obiettivo del governo era un altro. Un peso che il governo Schifani porta in continuità con quello di Musumeci. Capisco che l’assessore Falcone abbia tentato di dare un’accelerazione, ma di fatto dimostra che i conti della Regione non sono messi bene e certifica che dipendiamo troppo dallo Stato. Faccio degli esempi: i concorsi pubblici, siamo in rientro per quanto riguarda la gestione degli immobili (affitti e tutto quello che ne consegue), e facciamo un’accordo all’anno e non ce ne accorgiamo”.
Torniamo al ddl 226, l’assestamento di bilancio. Falcone ha spiegato che si tratta di un testo con due articoli: uno riguarda l’accantonamento positivo, l’altro è un emendamento tecnico. E’ previsto un accertamento di 200 mln, quale intervento del governo romano che ha riconosciuto alla Sicilia solo per il 2022, quale minore riduzione della compartecipazione sanitaria, come ha detto lo stesso Falcone. Le perplessità dell’opposizione?
“L’accordo del presidente Schifani portato a Roma non è stato condiviso con il parlamento e poteva prima passare dalla Commissione Bilancio. Vero è che si trattava di un odg della passata legislatura, ma un passaggio dalla commissione e dall’aula a mio avviso andava compiuto per rispetto istituzionale”. Dichiarazione di dissenso manifestata anche dai colleghi in aula, contestando la decisione del governatore per non aver prima considerato il confronto con l’Assemblea.
Otto miliardi persi? Si tratta di tanti soldi e Di Paola spiega il motivo. “All’interno dell’accordo c’è un passaggio: per gli anni dal 2007 al 2021, la Regione non si rivale nei confronti dello Stato per quanto riguarda gli stessi fondi che stiamo chiedendo per il 2022. Facendo un calcolo, dal 2007 al 2021, di fatto- anche se non è scritto da nessuna parte- stiamo rinunciando a non poter richiedere gli otto miliardi che corrispondono a 600 milioni l’anno, come stiamo facendo per il 2022. E’ un ulteriore ferretto dietro la porta che lo Stato mette rispetto alla Regione Siciliana Nulla a prendere. E’ come se stessimo sanando l’avanzo che lo Stato deve alla Sicilia, messo nero su bianco. Non avremo la possibilità di recuperare quelle somme. Penso che il, presidente Schifani ci darà ulteriori delucidazioni”.
La sinergia istituzionale tra Roma e Sicilia dovrebbe agevolare i rapporti politici tra due governi dello stesso colore politico. Il deputato pentastellato all’Ars non è dello stesso avviso.
“Il governo nazionale è di destra e tende a tutelare gli interessi del Nord e non quelli delle Regioni del Sud. Schifani aveva chiesto 600 milioni e ne stiamo ottenendo 200. Questa è una certificazione- ribadisce Di Paola – . Mi aspettavo che essendo dello stesso colore politico, avrebbe potuto ottenere molto di più. Di fatto ha parlato con Giorgetti proteso verso il Nord, dove la popolazione vive in condizioni certamente più vantaggiose. In Sicilia, ricordo, abbiamo un’occupazione che va a rilento, e ci sono circa 600 mila percettori del rdc che sopravvivono grazie a questa misura. Capisco la buona volontà del governo di rilanciare l’economia, ma quando? Le famiglie hanno bisogno di risposte adesso, nel frattempo che si fa? Continueremo ad avere una forte emigrazione di giovani che andranno al Nord. Il M5S farà battaglie per difendere gli interessi dei siciliani”.