La prima mossa ufficiale è stata fatta. Forza Italia ha inoltrato richiesta formale al sindaco di Palermo Roberto Lagalla per la sostituzione di un solo assessore.
Un po’ a sorpresa, ma per via del suo endorsement al nuovo corso azzurro, è riuscita a tenersi stretto il suo posto Rosi Pennino, che per la verità sarebbe saltata per questioni puramente politiche e non per un giudizio sull’operato.
Nella partita di Risiko appena iniziata, appare chiaro che ci siano due contendenti forti del loro – accresciuto – peso in consiglio comunale. Fratelli d’Italia e Forza Italia da sei sono passati a sette consiglieri. Ma, mentre i forzisti chiedono di mantenere i tre assessorati previsti all’indomani delle elezioni, senza nulla pretendere di più, i meloniani restano determinati a non cedere il quarto, appena conquistato grazie al passaggio di Mineo tra le loro file.
Quello che dall’esterno può apparire uno scontro tra titani, però, potrebbe nascondere un vero e proprio gentlemen’s agreement. Vista da fuori, la battaglia si inasprisce con le posizioni irremovibili di chi, da una parte, vuole fuori dalla Giunta un assessore che ha aderito a un altro progetto e chi, dall’altra, un po’ per scombussolare tutti i piani, mette sul piatto della bilancia la presidenza del consiglio, ben sapendo che si tratta di un ruolo istituzionale e non politico.
L’inevitabile spaccatura che ora dopo ora si sta allargando nella maggioranza potrebbe quindi essere meramente strumentale. Nella crepa volutamente sempre più visibile potrebbe celarsi la volontà di far fronte comune per fare arretrare un altro contendente, il sindaco.
Proprio Lagalla potrebbe, infatti, essere l’obiettivo ultimo del fuoco amico. Un po’ come accaduto in Sala Martorana durante la discussione che ha preceduto l’approvazione del bilancio consuntivo 2022.
Quelli che furono i suoi alleati per la corsa a sindaco, oggi sono i primi nemici. Il motivo? In occasione della successione alla poltrona che fu di Leoluca Orlando, l’ex assessore regionale dell’Istruzione e formazione professionale si era presentato come estraneo alla politica, con una sua lista civica e appoggiato dalla coalizione di centro-destra. Adesso, invece, ai più sembra che Lagalla abbia, se non ufficializzato, quantomeno reso più esplicita la sua vicinanza a un’area politica occupata da chi in consiglio comunale non ha molta influenza. Un autogol, almeno visto nell’ottica della contingenza del Palazzo di città.
Nel metaverso della politica, mentre altri gruppi hanno fatto acquisti importanti, passando come nel caso della Dc Nuova da tre a cinque consiglieri e pretendendo, giustamente, un adeguamento anche in Giunta, a perdere pezzi è proprio la lista di Lagalla. Lavoriamo per Palermo, infatti, è scesa da cinque a tre unità.
Gli ex alleati, dunque, attendono un doppio passo indietro da parte del primo cittadino della quinta città d’Italia. Che per loro dovrebbe rinunciare a due dei tre assessorati che si era ritagliato post elezioni. Un anno e mezzo fa erano poltrone tecniche, mentre il resto della torta era stato lasciato alla mercé dei gruppi consiliari. Oggi, al contrario, sarebbero del tutto assimilabili agli altri e, dunque, da inserire nel calderone da far spartire.
La sofferenza fisica, oltre che psicologica, di Lagalla sta nel fatto che, oltre a sacrificare la pedina più debole, dovrebbe rinunciare anche ad uno dei due suoi fedelissimi.
Orlando, però, è un pezzo prezioso dello scacchiere, non solo dal punto di vista politico. L’ex presidente del consiglio dell’Amministrazione del suo omonimo ha contribuito in maniera sostanziale alla fine dell’emergenza cimiteriale in poco meno di sei mesi dal commissariamento voluto da Lagalla e di cui il sindaco è stato commissario solo sulla carta, lasciando di fatto il controllo delle operazioni proprio a lui.
A proposito di cellulosa, chi potrebbe essere lasciato indietro è l’assessore con delega all’Urbanistica e alla Mobilità. Con Maurizio Carta, però, Lagalla ha un rapporto di fiducia che ha radici nel comune passato di ruoli universitari e i due condividono una visione della Palermo del futuro. Scalzato dalla poltrona, per Carta, che di fatto ha sostituito il sindaco in diverse occasioni, potrebbe esserci un posto da superconsulente esterno.
Nella Giunta che verrà, però, la presenza femminile, già risicata in questo primo anno di mandato, potrebbe ulteriormente affievolirsi. I gruppi consiliari non sembrano minimamente preoccupati, forti del fatto che basta inserire una sola quota rosa per non essere considerati fuorilegge. L’unico a farsi venire qualche scrupolo sull’opportunità di mostrarsi al resto d’Italia con solo Pennino in Giunta – Varchi ha rinunciato alla carica, ritenendo completato il suo compito, e Figuccia potrebbe alternarsi con Anello, unica espressione di una Lega che da tre consiglieri è passata a due sole unità in consiglio – è proprio Lagalla.
Quanto della sua preoccupazione è frutto, però, di una riflessione su un eventuale compromesso per ritrovare la pace con gli alleati?