Anno nuovo vecchie problematiche. Nel capoluogo siciliano il 2024 ha preso il via con una notizia di cronaca che se da un lato ha “strappato una leggera risata“, se così si può dire, per l’assurdità del contesto, dall’altro desta non poche preoccupazioni per le reali condizioni in cui versano gli istituti minorili.
A portare alla luce la “folle serata“ andata in scena al carcere Malaspina è stato il sindacato autonomo di polizia penitenziaria. Alcuni detenuti si sono resi protagonisti dell’ennesima protesta. La colpa? Questa volta sarebbe riconducibile alla quantità di prosecco, ritenuta insufficiente per brindare al nuovo anno. I giovani hanno appiccato il fuoco in una cella, intossicando così due agenti finiti in ospedale.
“La situazione al Malaspina è da tempo diventata difficile da gestire“. Ha raccontato il garante per i detenuti di Palermo Pino Apprendi che ha visitato la struttura dopo l’episodio. “È stato usato il pretesto dello spumante – ha aggiunto – peraltro analcolico, come riferitomi dal comandante della polizia penitenziaria, per far emergere un disagio che si consolida ogni giorno che passa in alcuni di loro che si trovano chiusi a Palermo, pur avendo le famiglie o i parenti al Nord. Da sempre abbiamo auspicato che la pena venisse espiata più vicino possibile ai luoghi dove risiedono i congiunti“.
Storie drammatiche, aggressioni, proteste e rivolte: l’universo della giustizia e dei penitenziari minorili non è nuovo a questi episodi. Non solo Palermo ma anche in tutta l’Isola, come a Catania o Acireale, e a livello nazionale, la situazione è sempre più preoccupante e fuori controllo. “Quasi tutti i minori fanno uso di psicofarmaci e sono assoggettati al consumo di droghe – ha dichiarato Apprendi – già da prima del loro ingresso in istituto. Ci sono conflitti aperti fra gli italiani e gli extracomunitari quasi tutti provenienti dai paesi africani e transitati dalle carceri libiche“.
Un microcosmo, quello dei penitenziari minorili, spesso dimenticato e che riflette i propri disagi anche nelle carceri, che ogni giorno fanno i conti con sovraffollamento, disagi psichici e difficoltà a ricostruire una vita al di là delle sbarre. Le falle di questo sistema mostrano chiaramente la necessità di ripartire da nuovi programmi rieducati e nuovi corsi di formazione che possano donare a questi ragazzi una visione e un orizzonte di riscatto per ripartire. Nelle condizioni attuali, però, tutto ciò appare ancora molto lontano e non auspicabile.